Whoami

il buio, nel labirinto della città, è totale. c'è qualcosa di inumano nelle sue strade, nelle sue altezze, nelle sue torsioni impossibili. lo percepisci come un'immensa macchina fatta di vicoli che si stringono e respirano, quasi fosse un organismo vivente.

cammini da tempo, ore o forse giorni. hai affrontato safeguard, creature di una simmetria glaciale e letale e predoni della silicon life society.

li hai vinti, sei sopravvissuto, ma senti che la città si richiude dietro di te. il tecno-visore, nascosto dalla tua maschera da trickster, pulsa seguendo quasi il ritmo del tuo cuore; come fosse un’estensione della tua volontà: ogni volta che lo usi, non si limita a manipolare l’ambiente, ma sembra espandere qualcosa di più profondo dentro di te.

dopo aver scalato un muro quasi verticale, trovi un'uscita, una distesa buia che chiama e respinge insieme. sotto di te, la città si apre, lasciando intravedere forme nebulose e pulsanti. le luci delle architetture lontane sembrano labbra che sussurrano il tuo nome.

proseguì, lasciandoti guidare dal cyber deck. quando appare quella figura, ti blocchi. un lampo lo attraversa: non è una safeguard. ha il volto nascosto da un casco da motociclista. gli occhi verdi, puntano dritto su di te con uno strano misto di curiosità e nostalgia.

"akira… sei qui", dice l'estraneo, con una voce che pare scaturire dalle viscere della città stessa.

"akira?" tu, whoami, replichi, sentendo il nome sfumare in quella parola. "non sono... io non.."

"non ti ricordi?" risponde l'r-human, che ora si è avvicinato tanto da poterti appoggiare una mano sul petto. "sapevo che saresti arrivato… akira."

quell’affermazione ti trapassa la mente come una scarica elettrica. tu, whoami, non riesci a fissarlo, incapace di replicare. è come se l'intera struttura della realtà stesse crollando dentro di te, e il cyber deck, quasi rispondendo a quella rivelazione, emette un tenue bagliore.

"akira…" sussurri, e la voce ti sembra tua e non tua, come se un eco di un'identità dimenticata stesse risalendo in superficie.

"sì," continua il cyber samurai, con un sorriso che rivela più ombre che rassicurazioni. "akira, tu sei stato qui molto tempo fa. hai creato il rebop e radunato i blam punk, per combattere contro la silicon life society."

a ogni parola, tu, whoami, senti il passato e il presente sovrapporsi. memorie che non ti appartengono, o che forse hai dimenticato, ti affiorano nella mente come visioni spezzate. vedi la città da prospettive inconcepibili, come se potessi smontarla e ricomporla a piacimento, piegarla al tuo volere. la sensazione non ti turba; al contrario, ha il sapore di qualcosa che ti appartiene da sempre.

"sono io, akira basho" dici, lasciando che le parole ti scivolino tra i denti come una conferma inevitabile. "ma non capisco... perché non me ne ricordo?"

"non te ne ricordi perché hai scelto di dimenticare," sussurra il cyber centauro, "per sfuggire al peso che porti, alle delusioni, ai tradimenti. non hai voluto rimanere intrappolato nella tela che tu stesso avevi tessuto; così hai creato una nuova versione di te, una coscienza libera dalla memoria, ma non dal potere."

tu, whoami, o akira, senti il cyber deck vibrare, quasi pulsare al ritmo della rivelazione. in un solo gesto, capisci di poter piegare la città a tuo piacimento, riscrivere muri, vicoli, gli edifici stessi. tutto è a portata della tua volontà. il potere ti chiama, e ti chiede di essere esercitato.

"e adesso che lo sai," conclude il cyber samurai, nell'oscurità pulsante della città, "cosa farai.. akira?"

tu, akira, abbassi lo sguardo, come ad immergerti nelle profondità del tuo tecno-visore. senti il richiamo della città, il desiderio di riscriverla, di rimodellarla, ricrearla. allo stesso tempo, avverti la tentazione di abbandonare tutto, di tornare a vagare come un'ombra senza passato né futuro.

alzi lo sguardo verso lo sconosciuto, un sorriso enigmatico sul volto, ma l'r-human è scomparso.

"finirò quello che ho iniziato."

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