La Cittadella
la moto nera, saltava da un ripiano di megaplast all'altro, discendendo il tunnel verticale; il rumore del motore rombava all'interno del profondo e oscuro budello, illuminato caoticamente dal fanale in movimento; la moto, alimentata da un core energetico, era azionata da un sistema tecnologico che convertiva, un'energia aliena, in combustibile per l'antico motore;
bash giunse, dopo pochi minuti, all'ingresso di un'enorme galleria. il soffitto, a circa 50 metri d'altezza, incombeva e terrorizzava, imponente. il confine opposto del colossale ambiente, a quasi 100 metri di distanza, dava su uno strapiombo. in lontananza, l'orizzonte, era saturo di tubi distorti, luci artificiali, pareti gigantesche e enormi strutture. mostrava la città in tutto il suo disordine e la sua grandezza; l'ingresso di un altro tunnel, si trovava lateralmente, sulla sinistra;
il centauro si avvicinò allo strapiombo, percorrendo a gran velocità l'intero stanzone, in sella alla sua leale e rombante moto; un enorme canyon di metallo gli appariva davanti, cupo e mastodontico, illuminato a tratti, da luci sintetiche sparse caoticamente o secondo pattern ripetitivi, ma circoscritti; i costruttori seguivano logiche randomiche e costruivano inarrestabili, da millenni, ambienti di ogni forma, tipologia e dimensione; lungo il percorso potevi trovare opere d'arte, come bizzari e antichi castelli, alternate a costruzioni gigantesche, dalle forme lineari, asettiche e senza anima;
fù mentre ammirava quel tetro panorama, che si accorse della torre di conversione della struttura. troppo tardi. i mille occhi della costruzione sentinella cangiarono colore, da azzurro elettrico a un rosso intenso e vibrante, in un attimo. era stato rilevato. il suono pulsante dell'allarme squarciò l'inquietante silenzio ronzante, tipico della città, mentre lampi e fulmini, colpivano la materia del pavimento della galleria, a pochi metri dalla moto, iniziando a convertirla.
scoppi stridenti, vortici di materia mutante. in pochi attimi, il download sarebbe stato completato; bash, assordante, era già partito; cercava di distanziare gli aracno-mostri, che i lampi di energia della torre di conversione della materia, stavano creando; safeguard sterminatori, globuli bianchi impazziti del sistema immunitario della città, pronti a annientare qualsiasi forma di vita considerata illegale, clandestina; la moto nera si allontanò da quelle aberrazioni tecnorganiche. avevano appena finito di materializzarsi, quando bash imboccò il tunnel a sinistra; accellerò senza esitazione lanciandosi folle per il pendio, nell'oscurità dell'impervio tunnel, mentre gli esseri dagli occhi rossi e luminosi lo inseguivano furibondi; erano a centinaia e correvano velocissimi guadagnando inesorabilmente terreno; maschere di ceramica e metallo, dipinte di rosso dalle luci di posizione della moto, si accalcavano assassine, genocide;
uscì dal tunnel, la moto ora sfrecciava lungo una stretta strada di cemento. a sinistra un abisso oscuro e profondo, dava su un lago acido e maleodorante. uno dei tanti mari sotterranei della città. miasmi irrespirabili esalavano senza tregua da quel pozzo di morte. a destra una gigantesca parete dominava la piccola moto con gigantesche colonne di liscio mase alternate a colossali alveoli ottenuti nello spessore del muro e arcuati a centinaia di metri di altezza; il mase, megaplast adattivo, era l'elemento strutturale più usato dai costruttori durante l'interminabile costruzione della megastruttura; quella caverna era immensa, un mondo dentro un altro mondo, ti faceva sentire piccolo, come un insetto; le furenti safeguard alle sue spalle erano ormai a pochi metri e continuavano a guadagnare terreno; l'accelleratore a manetta, il corpo piegato sul serbatoio, la fuga nell'oscurità, lo sguardo rabbioso e determinato dietro la visiera del casco; non mollava; in lontananza un bizzaro e enorme globo luminoso, faceva da sfondo e sparava luce, ingoiando nell' ombra di torrioni e castelli, quella che sembrava una gigantesca costruzione, arroccata su un troncone di roccia, alla fine di una serie di ponti ad arco, alti e sbilenchi;
la luce del fanale squarciava le tenebre, la strada saliva, rallentava la fuga del cyber samurai, per poi.. a circa 20 metri di distanza, improvvisamente.. interrompersi... bruscamente! quanti metri? troppi, pochi, l'oscurità non permetteva di capirlo, bash doveva saltare, non sapendo se il salto fosse o meno possibile. non decellerò, si abbassò di più sul manubrio, dando al massimo gas, la moto raggiunse il limite della strada... saltò nel vuoto, prendendo il volo... il salto acrobatico fu tanto spettacolare quanto folle, il faro del fanale sparò luce verso l'irraggiungibile soffitto; bash si trovò con il culo lontano dalla sella e le mani salde sul manubrio; la moto volò per decine di metri ruotando per atterrare funambolicamente, dopo un lungo balzo, proprio sul limite opposto dell'altra strada e riprendere la corsa; le safeguard persero terreno, in parte si arrestarono, in parte continuarono la caccia artigliando il megaplast e correndo lateralmente sulla gigantesca parete. aveva guadagnato terreno, si lanciò ancora più furibondo lungo la stretta strada, verso i ponti sbilenchi e il globo luminoso; verso l'enorme costruzione: una cittadella di case di pietra, guglie, castelli, stretti gli uni agli altri, arroccata su un enorme pilastro roccioso; bash corse velocissimo lungo i ponti ad arco, alti e deformi, in equilibrio su gambe di pietra storte e lunghe;
fù appena dopo aver imboccato la prima rampa, che si accorse, girandosi, di essere ormai in salvo; le safeguard avevano fermato il loro feroce inseguimento. bloccate da qualcosa, forse da una barriera energetica. in prossimità dell'inizio del primo ponte, si agitavano come animali in gabbia, oltre il perimetro. lo guardavano allontanarsi da occhi rossi, elettrici, senza vita.
superò diversi ponti a arco e raggiunse la cittàdella, senza rallentare la sua corsa; era molto più grande di come appariva da lontano, schiacciata dalla prospettiva e oscurata dalla sua stessa ombra; bash si lanciò lungo l'arteria principale che l'attraversava, un'antica strada in asfalto che correva verso l'alto, tra schiere di vecchi palazzi e costruzioni moderne, architetturalmente dissonanti aggiunte magari millenni dopo da qualche costruttore errante; la fuga dalle safeguard, aveva finito per allontanarlo dal percorso che lo avrebbe portato alla torre di silicio; ora doveva cercare di uscire da quel posto per riprendere la sua strada; in alternativa poteva pensare al suicidio e tornare indietro a fronteggiare centinaia di feroci safeguard pronte a dilaniarlo... la barriera energetica le aveva bloccate e per qualche ragione a lui sconosciuta, non aveva fermato la sua corsa; in ogni caso.. gli avrebbe permesso di uscire?
raggiunse le parti alte di quell'enorme agglomerato di abitazioni strette le une alle altre, tra fabbricati industriali e non, guglie, castelli, torrioni, ragnatele di tubazioni contorte, vicoli bui e strade abbandonate; una conurbazione urbana all'apparenza disomogenea e caotica, ma a uno sguardo più attento quasi organica nella sua complessità architettonica; qualcosa che ricordava vagamente forme naturali, organi umani.. un gigantesco polmone di acciaio e cemento, materiali sintetici e alieni provenienti magari da altre dimensioni, un enorme cuore morto e silenzioso, appogiato su un mastodontico troncone di roccia, con arterie, vene, valvole e ventricoli cardiaci di metallo e megaplast;
perso nei dedali della cittadella, lanciato ad alta velocità lungo strette e contorte vie, si avvide solo all'ultimo momento dei due strani esseri all'ingresso dell'ennesimo budello di pietra; antropomorfi e cibernetici, contorti e scarnificati, sembravano quasi attenderlo. ondeggiavano lentamente; droni; esseri umani originali o reingegnerizzati infettati dal virus 6s6 che non erano riusciti a adattarsi e a guarire; il virus 6s6 era uno dei mezzi usati dalle creature di silicio per convertire l'umanità alla vita non vita di silicio; alcuni sostenevano che le capacità rigenerative degli r-human fossero state generate dall'adattamento a questo virus o alla sua versione precedente, l'n5s, avvenuto millenni di anni prima, altri che gli r-human fossero stati reingegnerizzati in laboratorio; rimaneva che se non ti adattavi e guarivi, mutavi in drone o venivi nel migliore dei casi convertito in creatura di silicio, che era la fase finale evolutiva auspicata del processo di conversione; ma se il tutto si fermava allo stadio "drone", rimanevi zombificato per l'eternità, ingabbiato in una non vita di spasmi e paralisi mentale, costretto a inseguire r-human e animali randagi per cibarti delle loro parti organiche; non che essere trasformato in creatura di silicio fosse poi qualcosa di desiderabile; non certo per te, sicuramente lo era per loro, le creature di silicio, che questo lo volevano e perseguivano fanaticamente; convertire ogni essere vivente alla vita non vita di silicio, estirpare la carne dall'umanità intera e da ogni forma di vita; usavano spore che spargevano nell'atmosfera, prodotte da piante e funghi alieni reingegnerizzati o affidavano il processo di conversione ai droni stessi che inoculavano il virus ferendo altri r-human durante le battute di caccia;
una mano artigliata. bash riuscì a deviare all'ultimo momento il percorso della moto e a superare i droni schivando il colpo; non riuscì a evitare la ragazza, che attraversava la strada proprio all'uscita della piccola galleria che aveva in precedenza imboccato; l'impatto fu disastroso, la ragazza venne colpita e sbalzata per aria, per atterrare diversi metri lontano, per terra, con una gamba spappolata e quasi amputata all'altezza del ginocchio; una capriola acrobatica permise a bash di limitare i danni della caduta, mentre la moto continuava la sua corsa, strisciando sull'asfalto tra scintille e rumori stridenti;
il corpo della ragazza era immobile. i due droni, sbucando dal tunnel, si avvicinavano lentamente, barcollando, mentre un terzo, scendeva traballate una rampa di scale laterale; il corpo spastico e tremante di una donna infetta, ancora alle prime fasi di evoluzione del processo di dronificazione, si muoveva incerto verso la ragazza mosso dalla fame di vita e dalla sete di sangue; bash, si rialzò dopo il capitombolo, pronto a esplodere energia gravitazionale dalla sua pistola gbe a gravitoni, che portava sempre al fianco; mirò velocemente e esplose un raggio gravitazionale, colpì il viso del primo essere contorto e scarnificato che usciva dal tunnel, trapassandolo; i proiettili gli perforarono la testa per esplodere contro l'arco del tunnel in una deflagrazione terrificante che fece collassare l'intera struttura su se stessa, occludendo il passaggio;
gli altri due droni, a pochi metri dalla ragazza per terra, avanzavano stupidamente ciondolando, incurvati sotto il peso di mesi, anni, decenni di infezione; bash rinfoderò la pistola, estrasse la katana e si lanciò correndo, in soccorso della giovane inerme; troppo tardi, troppo lontano.. i due mostri erano ormai a pochi centimetri dalla loro vittima;
sbucò all'improvviso, da uno dei vicoli laterali, era enorme, peloso, bianco e nero, colpì con quella che sembrava l'asta di una scopa, prima il ventre del drone a lui più vicino, sbalzandolo da terra; poi calciando furibondo, centrò la testa della donna drone, china sulla ragazza, scaraventandola contro una parete; il colpo fù cosi forte che la parete, impattata dal corpo della donna infetta, si crepò in più parti, incrinandosi paurosamente; il drone femmina cadde per terra, subito dopo, immobile; l'enorme panda, alto circa 2 metri, ruggì folle, prese la testa del drone rimasto con la mano libera, e iniziò a sbatterla ferocemente sull'asfalto, una, due, più volte fino a distruggerla in un'esplosione di pezzi di silicio e parti organiche;
..si ricompose, appoggiò la lunga asta delle scopa a una spalla, estrasse un sacchetto di carta da una tasca nascosta nella pelliccia bianca e nera, e iniziò a mangiare olive silenziosamente come in trance, conservando i noccioli; bash si avvicinò alla ragazza, circospetto, con la katana in mano; la fioca luce artificiale del vicolo, si rifletteva sulla lama del lungo tachi giapponese;
"non ti sono molto simpatici questi droni..." disse, rifoderando la katana e cercando così di far capire all'enorme panda, che non rappresentava una minaccia;
"ah." rise il panda "blatte di silicio.. questa cittadella ne è infestata, stavo solo facendo un pò di pulizia." e riprese tra le mani pelose la scopa;
"sei uno degli operatori ecologici della cittadella?" chiese bash.. un chimerico netturbino, probabilmente, uno schiavo umanoide con una particolare espressione genetica fenotipica, il cui dna era un incrocio tra dna umano e quello di uno o più animali o creature particolari. i chimerici potevano avere molte forme, da modelli giganti senza testa, piccole e fastidiose radio pixies fino a aberranti coccodrilli umanoidi che potevi trovare nei sistemi fognari delle più popolari enclave corporative. quello che mancava a queste creature in termini di conoscenza, veniva compensato dalla loro sovraumana forza, preternaturale costituzione e travolgente determinazione; molti di loro però erano deliberatamente lobotomizzati dalle corporazioni per essere resi più servili e ligi ai propri doveri. alcuni chimerici riuscivano a fuggire dalla loro schiavitù, ma pochi avevano il coraggio di allontanarsi dalle vicinanze delle enclavi corporative di cui facevano parte, per provare a sopravvivere ai pericoli della città.
"un operatore ecologico? "mi rifiuto! ah." rise forte emettendo una sola sillaba "mi chiamo puck." l'espressione del viso era folle e ironica, guardava bash da occhi strabuzzati e cerchiati di nero; sorriso da matto e occhi sinceri, che non riuscivano a nascondere, dietro quella follia giocosa, una profonda tristezza;
"sono bash, sono di passaggio, conosci questa ragazza? è un'infetta?" chiese bash;
"no, non la conosco. non credo sia un'infetta, guarda?" rispose il panda indicando il ginocchio della ragazza; tra vortici turbinanti di materia sintetica e energia, le nanomacchine di cui era fatto, in parte, il corpo della ragazza, lavoravano incessantemente e il processo di rigenerazione era ormai completato; passarono pochi istanti e la gamba della fanciulla era praticamente guarita e funzionale; la ragazza riprese conoscenza;
"dove sono?" la ragazza si guardò intorno con aria smarrita, rivolse lo sguardo verso bash, poi verso l'enorme panda; "voi chi siete ?"
"amici" rispose puck dolcemente "come ti chiami?" la ragazza, seduta sull'asfalto, sembrava piccolissima vicino all'enorme pandoide antropomorfo;
"mi chiamo..." si fermò, come se avesse difficoltà a ricordare il proprio nome, poi incerta disse "aki"
"aki? è il tuo nome?" chiese bash, cercando di capire perchè avesse titubato "da dove vieni? conosci questa cittadella?" aggiunse presumendo che la ragazza avesse qualche parziale problema di amnesia, magari dovuto allo shock dell'incidente;
"si, mi chiamo aki, ma.. non so, non ricordo niente..." la ragazza, dai capelli corti e castani e gli occhi grigi, guardava nel vuoto, tremava, sembrava molto debole;
"puck.. conosci un posto sicuro dove portarla per farla riposare e riprendere?" chiese bash all'enorme chimerico;
"potete venire da me, casa mia è sicura, non è molto pulita, ma quelle blatte.. non ci sono. è a qualche isolato da qui.." rispose il panda gentilmente
"va bene, spostiamoci, possono esserci altri droni in giro, prendo la moto e vi seguo" rispose il samurai motociclista;
puck prese la ragazza in braccio come fosse un fuscello e aspettò che bash lo raggiungesse, spingendo la moto; i tre si addentrarono attraverso alcuni vicoli bui e contorti, illuminati saltuariamente da laser e neon fiochi e incerti; iniziò a piovere, pioveva anche all'interno della città : in giganteschi ambienti come quello in cui si trovavano, con il soffitto a chilometri di distanza, le forti correnti ventose, spingevano l'umidità verso l'alto e potevano crearsi estemporanei temporali, piogge che in poche ore si estinguevano; piogge acide e metalliche;
i tre raggiunsero un cancello arrugginito che dava su un piccolo giardino, popolato da vecchi e tortuosi ulivi; oltre il quale, dopo alcune rampe di scale in pietra, un grosso fabbricato squadrato e esagonale, in cemento, si ergeva come un torrione per diversi piani stretto a altre costruzioni vecchie e appartenenti probabilmente a epoche lontanissime;
"questo è il mio rifugio, vivo qui da solo" disse puck aprendo il grosso portone di legno con una chiave di ottone;
dopo aver fatto stendere aki su un letto, e averla fatta addormentare, bash e il panda si ritrovarono seduti a bere un bevanda calda, a base di fiori di ciliegio, in una sorta di salotto spoglio e bisunto, all'interno di un fatiscente alloggio ricavato nella struttura dell'ultimo piano della grande torre;
"non posso rimanere, devo andare via di qui, sai come uscire da questa cittadella per andare a nord?" disse bash
"non puoi lasciare la cittadella. non te lo permetteranno, la barriera non te lo permetterà, questa rocca è una prigione." disse il panda, lapidario
"la barriera energetica? chi non me lo permetterà?!" tuonò bash
"si la barriera energetica che circonda la cittadella; le creature di silicio che lhanno creata sono le stesse che hanno dronificato la popolazione, per cercare di convertirla alla vita di silicio. una volta superata la barriera, sei una loro cavia; solo alle safeguard non è permesso l'accesso."
"dove si trovano le creature di silicio?!" chiese bash... con foga.
"credo nella parte alta della cittadella; è li che fanno i loro aberranti esperimenti, è li che credo si trovi il dispositivo che genera la barriera; le altre sono a caccia oltre il perimetro, o nascoste come blatte in giro per la cittadella a ravanare, complottare, rapire r-human per altri esperimenti deviati. se una di queste viscide blatte di silicio ti punta una lama alle spalle, che cosa fai? la schiacci! ah! grrrrrrrr!!!" rugliò puck
"devo far saltare in aria quel dispositivo. puoi occuparti tu della ragazza?" disse accigliato. aveva tolto il casco e i lunghi capelli neri e arruffati nascondevano in parte uno dei due occhi verdi;
"ehi! non è semplice! quelle creature di silicio sono pericolosiss..."
"bzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz!!!" il citofono interruppe la conversazione;
"aprite la porta!" la voce profonda e cupa proveniente dal comunicatore, intimò, gracchiando, nel silenzio del piccolo atrio del rifugio di puck;
il panda non rispose... attese un attimo, poi.. risoluto, disse ghignando : "cosa vuoi!?" l'immagine del vecchio display mostrava quella che sembrava una maschera di ceramica bianca segnata dal tempo e incrostata di macchie scure; l'essere aveva una sorta di camice da macellaio chiazzato e sporco ovunque, a coprirgli il petto e le gambe e uno zaino dietro le spalle; sembrava disarmato;
"la ragazza." rispose decisa la voce tetra e gracchiante, poi.. pochi attimi dopo.. "baaaaaaaaammmmmmmmmmmmmmmmmm!" l'enorme portone esplose, aprendosi improvvisamente, colpito dall'esterno; le due grosse ante di legno antico, scardinate da una forza che sembrava disumana, crollarono sul pavimento interno, fragorosamente; il boato rimbombò feroce, nella tromba delle scale, dall'ingresso dell'edificio fino all'ultimo dei piani superiori;
puck uscì velocemente sul pianerottolo esterno, con un fucile da cecchino tra le zampe, e prese di mira il nuovo arrivato; bash alle sue spalle, impugnava la pistola gbe;
"vi ho visto." disse la creatura alzando un braccio. la voce profonda e ovattata dalla maschera. uno dei cannoncini incorporati nell'arto alzato, scagliò un mini missile verso i due avversari; "kaboooooooommmmmmmmmmmmmmmmm!"; puck non fece in tempo a sparare, l'esplosione fù disastrosa, tra fiamme e fumo, il pianerottolo all'ultimo piano andò in mille mezzi, facendolo precipitare, investito da schegge e detriti, sulla scala inferiore; l'enorme chimerico peloso, cadde sul pianerotto sottostante, rimanendo immobile, mentre bash con un'agile capriola all'indietro riusciva a sottrarsi all'attacco;
i razzi del rocket pack si accesero, la propulsione a reazione prodotta dalla combustione del gas, sollevò da terra la creatura antropomorfa portandola velocemente all'ultimo piano, all'ingresso del rifugio; bash premette immediatamente il grilletto, l'arma gbe esplose un feroce raggio a energia gravitazionale, verso l'orrido mostro di silicio, senza però colpirlo; la creatura, fulminea come una radio-wave pixie, con un abile manovra acrobatica volante, riuscì a evitare il lampo energetico togliendosi repentinamente, dalla linea di attacco; l'energia gravitazionale, deflagrarò contro la parete opposta dell'antico fabbricato, crepandola e incrinandola in più punti, in una gigantesca esplosione;
il macellaio volante, mirò nuovamente e esplose un'altro minimissile contro il petto di bash; l'attacco fù improvviso e preciso, lo sguardo, oltre la maschera incrostata di sangue, cattivo e determinato; il cyber samurai venne colpito ferocemente e sbalzato dall'esplosione, contro la finestra della parete opposta; precipitò tra schegge di vetro e detriti, in una nuvola di fumo e calore, dall'ultimo piano dell'edificio, verso la vetrata di una serra sottostante decine di metri;
aki era nascosta fuori una delle finestre, aveva sentito i boati, sapeva che erano venuti a prenderla e non voleva tornare in quel posto; iniziò a scendere frettolosamente la scaletta di emergenza di metallo arrugginito, che collegava il rifugio di puck ai piani inferiori; il cuore batteva impazzito, il respiro strozzato in una nuova crisi di ansia; la seconda esplosione la sorprese, vide bash sbalzato in aria, prorompere dalla finestra vicino e precipitare nel vuoto; si distrasse, perse la presa, mise un piede in fallo e cadde rovinosamente verso il tetto sottostante, illuminato dalla luce spettrale e bianca di quello strano globo luminoso.
la creatura con la maschera entrò nell'abitazione del panda;
aki vide bash schiantarsi contro la serra, in un esplosione di frammenti di vetro e detriti, impattare violentemente contro il pavimento interno e rimanere immobile; era riuscita a capitombolare sul tetto sottostante, atterrando contro le vecchie tegole, che incrinò e ruppe; la creatura di silicio guardava: ferma, a pochi metri di distanza. il globo luminoso alle sue spalle, metteva in ombra l'oscena maschera di ceramica, senza oscurare il luccichio malvagio di suoi occhi, freddi e spietati;
lo vide sollevare un braccio, vide la bocca scura di un arma, sentì una fitta al fianco, l'ago di una piccola freccia; poi le forze l'abbandonarono e chiuse gli occhi per precipitare nel vuoto, proprio mentre l'essere l'afferrava, per non lasciarla cadere dal tetto;
un trogolo, ricavato da una sorta di vivaio, un luogo buio e umido costruito per automi predatori, utilizzato da creature di silicio erranti e da safeguard; automi, safeguard e creature di silicio avevano bisogno di cibo organico e spesso nel loro vagare si fermavano nei trogoli per rifocillare le loro parti interne biologiche; potevano essere passati mille anni, dall'ultima volta in cui una creatura di silicio o una safeguard, erano entrati li a rifocillarsi. ciò nonostante, il trogolo, continuava a mormorare e ribollire. le unità di riparazione, erano tuttora in funzione; braccia metalliche articolate in attesa di abbracciare magari, il corpo di un automa; qua e là ronzavano auree elettriche, offrendo agli eventuali macchinari di passaggio, la loro promessa di energia rinnovata; i mech consunti o danneggiati che entravano nel trogolo, forse sapevano solo vagamente ciò di cui avevano bisogno, o magari non sapevano neanche di aver bisogno di qualcosa; il trogolo li seduceva con sensuali lubrificazioni, con parti nuove e fresche a incastro, con ricchezze tecnologiche, che gli r-human, potevano apprezzare o sfruttare solo in parte;
bash, tramortito, guardò la scena dal basso, oltre lo scheletro spaccato, di assi di legno, dell'enorme vetrata; vide quella mostruosità, afferrare la ragazza e fermarsi immobile, alcuni attimi, a guardarlo : puntò uno dei suoi cannoni verso il basso : blam! blam! blam! blam! blam! minimissili a pioggia, caddero impietosamente nella sua direzione e sui fabbricati intorno; una serie interminabile di boati e esplosioni invasero il quartiere sottostante, tra fiamme e schianti rimbombanti; il centauro, riuscì con molta fatica, a strisciare velocemente dietro una colonna di mase (elemento strutturale adattivo megaplast) mentre alcuni dei minirazzi, detonavano su file di tini di sciroppo burroso e grano grezzo, che occupavano l'interno di quel posto;
in pochi brevi attimi, il trogolo si trasformò in un inferno di fiamme e fumo irrespirabile, mentre altre esplosioni facevano deflagare, tra schianti assordanti e vampate, gli edifici intorno; la creatura di silicio, diede sfogo a tutta la sua potenza distruttiva e all'odio profondo che nutriva verso la vita, devastando e distruggendo il quartiere; scappò via velocissima all'interno della torre, insieme alla ragazza svenuta, che trasportava con un braccio solo;
passaro diversi minuti; bash con fatica, riuscì a evitare le esplosioni e a fuggire dall'inferno di fumo e fuoco che lo circondava e che si allargava inesorabilmente; tornò all'abitazione del panda; scese immediatamente al pianerottolo sottostante e raggiunse l'enorme chimerico peloso, ancora li, fermo e immobile, forse morto; l'incendio aveva raggiunto anche quella torre, aveva poco tempo; si abbassò per controllare il respiro del compagno.. era ancora vivo, svenuto; le lingue di fiamme crescevano e si allargavano; sollevò l'enorme corpo peloso e si avviò, in fretta, verso la moto;
"non lo fare!!!" il panda era in sella sulla moto, dietro bash, che correva furibondo, lungo il corridoio in fiamme, determinato a lanciarsi contro la finestra.
"fermati! cosa vuoi fare?!" la moto impattò contro la vetrata, distruggendola in mille pezzi e volò nel vuoto precipitando verso un tetto lontano, conico, di pietra;
il centauro riuscì a mantenere il controllo, atterrò sulla superfice levigata, lungo la curva, verso l'abisso; il grip delle ruote dentate e il gas a manetta permisero alla motocicletta di continuare la corsa furibonda; raggiunse l'estremità inferiore della parete e si lanciò nuovamente tra le alte fiamme verso il cornicione inferiore, di un altro tetto spiovente; atterrò senza fermarsi, furente, sprezzante; puck si resse alla bene e meglio alla sella, avvinghiando le zampe pelose intorno alla moto "per il grasso ventre obeso di cthulhu! ah! sei un folle!"
imprecò;
la corsa pazzoide, tra i fabbricati in fiamme, sembrava interminabile; bash raggiunse il limite del cornicione più in basso e si lanciò verso la strada, atterrando in corsa sul pendio di asfalto sottostante;
"portami dove sono le creature di silicio!" tuonò basho.
"vuoi salvare la ragazza?" chiese puck.
"si." rispose il cyber samurai.