Enter My World
l’oscurità della sala di controllo è rotta solo dalla luce fredda dei monitor. in uno di essi, un conto alla rovescia avanza inesorabile. osservi impassibile, le mani congiunte davanti ai tuoi occhi, mentre il timer segna gli ultimi istanti.
«blunur» dici dolcemente, accarezzandole i capelli corvini, «credo che tu non abbia una fede molto forte, né nell'eterno,
né tantomeno in me. ma io da solo non sono che una debole creatura, poiché non c’è forza né potenza in me; eppure, in passato, dio mi ha riempito di furore, ed ha fatto di me una lama forbita e aguzza. ho fede che lui, lo farà di nuovo.00:02:07. la silicon life society, con la sua promessa di un futuro perfetto, è ormai a un passo dal disastro. hai programmato il malware con precisione chirurgica, calcolando ogni variabile, ogni possibile interferenza. è il tuo capolavoro, il colpo definitivo a un sistema che ha reso schiavi gli r-human e le loro menti, mascherando la prigionia da utopia.
«ascoltami piccola blunur: nelle prossime ore, assisteremo alla fine di una razza malvagia e al crollo di un impero marcio. attorno a noi, cyborg malvagi moriranno a migliaia, e la terra si aprirà, facendo crollare immense torri di metallo e megaplast, che avevano sfidato il cielo.»
«sì, la morte ci è saettata attorno come una pioggia di aghi e sangue, eppure siamo scampati senza danno. questa non è solo opera dell’uomo! no, è stata una potenza... la potenza più grande! quella che mi ha guidato da un capo all’altro della megastruttura, e mi ha condotto fino ai livelli nexus della netsfera... e poi mi ha aiutato a fuggire, e mi ha condotto dall'unica entità in tutta la città che mi avrebbe fornito le informazioni di cui avevo bisogno: un'ia benigna molto antica, nell'inespugnabile fortezza della toha.»
«quella potenza mi ha guidato in salvo, fuori dai livelli nexus della netsfera, ed ha fatto in modo che attraversassi il ponte pericolante, che è crollato non appena ho messo piede nella toha.»
00:01:04. le luci nei corridoi fuori dalla sala di controllo cominciano a tremolare, segno che qualcosa di profondo sta cambiando. senti un fremito di soddisfazione. anni di pianificazione, di attesa, di lavoro nell’ombra stanno finalmente per dare frutto.
«credi forse che, dopo avermi condotto fin qui facendo tali miracoli, quella potenza mi abbia abbandonato? no! il male prospera e domina le città e il labirinto di metallo e i luoghi malvagi della megastruttura, ma dio si leva e colpisce per favorire i giusti, ed essi hanno fede in lui.»
per la prima volta, blunur sorride con la spontaneità propria di una fanciulla normale, e tiri un sospiro di sollievo. i fantasmi le inziano a scomparire dagli occhi, già vedi il giorno in cui quelle terribili esperienze non sarebbero state che un vago sogno sbiadito.
00:00:42. un’ultima occhiata ai monitor, alle immagini delle torri digitali e dei flussi di dati. tutto ciò che ha rappresentato il potere incontrastato della silicon life society sta per crollare, come un gigante dai piedi d’argilla.
getti uno sguardo sui monitor, la città dell'imperatore herod sta per collassare. pensi alla miriade di cyborg che verranno schiacciati sotto le sue rovine. ti torna alla mente il ricordo dei loro crimini odiosi, e il tuo sguardo s’indurisce.
"poiché tu hai fatto di una città un mucchio di macerie; e di una città fortificata una rovina;"
00:00:11. chiudi gli occhi per un istante, assaporando il momento. poi, con un sospiro quasi impercettibile, li riaprì. il conto alla rovescia raggiunge il suo culmine.
«blunur» sospiri «ho visto avverarsi con i miei stessi occhi le profezie. erano ubriachi, ma non di vino! no, la loro bevanda era sangue, e sono affondati orribilmente in quella marea rossa.»
prendi la fanciulla per mano, e ti dirigi verso i piani alti del rebop. la tua skinsuit è stata ridotta a brandelli. sei stato ferito, graffiato e il tuo corpo era pieno di lividi. ma ora nei tuoi occhi splende il dolce ricordo della luce chiara e tranquilla della serenità.
00:00:00. un silenzio irreale cala sulla città. poi, come una marea crescente, il caos inizia a diffondersi. i server si spengono, le connessioni si interrompono, le informazioni vitali scompaiono nel nulla. le grida di allarme e disperazione si mescolano al crepitio dei sistemi in sovraccarico.
l’impero di silicio inizia ad implodere, pezzo dopo pezzo, byte dopo byte. osservi compiaciuto. è lo zero day, e con esso la fine di un’era.
«ho vagato, inciampando, sanguinante attraverso un groviglio di tubazioni deformate, gusci arrugginiti dimenticati e armi abbandonate, fino a che il buio è scomparso ed è giunta la luce. non la bluastra, pallida luce artificiale, ma la calda e morbida carezza della luce solare, così bella nel suo splendore d'oro che sembrava rendere viva la mia carcassa bionica in frantumi. ora entra nel mio mondo» akira basho