L'Isola dei Dannati
«coloro che l'uragano aveva gettato su quella costa non erano né degli aeronauti di professione né degli amanti delle spedizioni aeree. erano prigionieri di guerra, la cui audacia li aveva spinti a fuggire in circostanze eccezionali. cento volte avrebbero dovuto morire! cento volte il loro pallone squarciato avrebbe dovuto precipitarli nell'abisso! ma il cielo aveva in serbo per loro uno strano destino, e il 24 marzo, dopo essere fuggiti da richmond, assediata dalle truppe del generale grant, si trovavano a settemila miglia dalla capitale della virginia, principale roccaforte dei separatisti durante la terribile guerra di secessione. la loro navigazione era durata cinque giorni.»
(jules verne, l'isola misteriosa)
(off: una piccola parte del racconto è una rielaborazione genere blam punk di un pezzo di un libro di gregory benford)
future island, era nota a tutti gli abitanti del livello 71337. conosciuta anche come l'isola ai confini della realtà, era un luogo leggendario, si diceva infestato da fantasmi ululanti e non-morti erranti. secondo antiche leggende, sembrava che l'isola fosse stata generata da una frattura nella struttura della realtà, millenni prima, a seguito di oscuri rituali, perpretati da malefici stregoni. la realtà era probabilmente molto diversa. ad amplificare le dicerie il fatto che nessun r-human, fosse riuscito negli ultimi secoli a scovarla. si diceva si trovasse al centro del lago elettronico b7, nella zona morta. ma tutti gli avventurieri che avevano provato a scovarla, erano o morti o tornati a riva a mani vuote. le leggende parlavano di tesori di mem sconfinati e anche di villaggi fantasma di o-human, esseri umani originali. i cinque blam punk del collettivo decoder, cercavano l'isola proprio per questo ultimo motivo. i geni del terminale di rete, posseduti da eventuali o-human sopravvissuti, avrebbero permesso alla resistenza, di accedere alla netsfera, per sferrare un attacco cruciale al cuore del potere della silicon life society. l'i.a. lucifer poteva essere fermata solo all'interno dei livelli nexus. i geni del terminali di rete. erano di fondamentale importanza per la ribellione.
erano ormai ore, che i cinque blam punk viaggiavano sulla piccola imbarcazione a motore, all'interno del lago elettronico b7. un lago di plasma elettromagnetico, che si estendeva per centinaia di kilometri, fino a lontane e gigantesche catene montuose. le reazioni elettriche all'interno del plasma, dipingevano, sulla superficie del lago, fulminee e sfreccianti linee rosa elettrico e centinaia di increspature azzurrine. a rendere il tutto ancora più surreale e spettrale, la luce bluastra e biancastra di un satellite artificiale che galleggiava a centinaia di metri di distanza, vicino la volta del vasto ambiente metallico. diffondeva strali luminosi, che idrometeore di minute particelle di vapore plasmatico, intercettavano in parte, rifrangedoli e diffondendoli in varie direzioni, secondo lunghezze d'onda differenti e creando così, strani effetti di luce colorata.
"si vedono le montagne alla fine del lago, ma dell'isola, nessuna traccia" disse iena.
"nessuno l'ha mai trovata, così dicono le leggende" aggiunse puck.
"non credo sia individuabile facilmente, deve essere nascosta da qualche bizzarra tecnologia" si intromise blu nur.
"l'sls avrà anticipato tutti, e fa di tutto per nasconderla, non me ne stupirei" rispose bash.
"ed non vede l'ora di arrivare sull'isola che non c'è! evviva! evviva!" il piccolo hacker era entusiasta.
"l'ipotetica presenza di antichi insediamenti o-human è di vitale importanza per la resistenza" aggiunse il cyber samurai "se c'è anche una sola possibilità di trovare ntgs, dobbiamo sfruttarla."
"oltre all'opportunità di trovare preziosissime mem" disse il dissidente orbo.
"beh certo, siamo pur sempre cacciatori di mem, ah!" rugliò il peloso chimerico, emettendo quella strana risata monosillabica.
"i geni del terminale di rete, ci permetterebbero di accedere in modalità stealth alla netsfera. è nei livelli nexus che si nasconde l'i.a. lucifer, ed è da li che, insieme alla silicon life society, controlla i livelli della città" affermò bash.
passò un'altra ora di navigazione e dell'isola artificiale, nessuna traccia. "ed" si era messo a giocare con il plasma elettronico e aveva inserito i terminali del tecnovisore, in quello strano fluido fluorescente. all'improvviso, una furiosa scossa elettrica sfolgorò dal lago verso il suo corpicino. "ed" crollò all'interno dell'imbarcazione, avvolto in una nuvola di fumo ed elettricità. le luci elettroniche dovute alle folgori rosa e alle increspature azzurrine si spensero simultaneamente. il lago elettronico divenne un lago nero e buio. pochi attimi dopo, ricominciò lentamente a diffondere luce rosa e azzurrina. ad ore undici, rispetto alla loro direzione di navigazione, sempre al centro del lago, era comparsa una bizzarra semisfera trasparente, che avvolgeva quella che non poteva che essere l'isola artificiale. il piccolo hacker, forse senza volerlo, aveva mandato in corto il dispositivo di occultamento, che nascondeva l'isola. quest'ultima si estendeva per diversi kilometri, ed era costituita da altissime guglie e costruzioni moderne, dall'estetica a dir poco inquietante.
"ed sta bene, sta bene. si è spaventato, ma sta bene" il piccolo hacker si era rialzato ancora un po' scosso e fumante.
"furbastro di un hacker che non sei altro!" disse puck rivolto verso "ed". "come hai fatto?"
"ed giocava con il mondo di sotto, ha visto l'isola e voleva farla vedere ai suoi amici. evviva! evviva!" rispose il genietto smanettone.
"riesci sempre a sorprendermi" disse il cyber samurai.
"è l'isola! l'abbiamo trovata!" esclamò iena.
"quella semisfera dovrebbe essere lo schermo di occultamento, che ora non sta funzionando, credo sia attraversabile, è solo una barriera di energia luminosa. in qualche modo ed lha mandata in tilt." disse blu nur.
"andiamo allora, dirigiamoci verso l'isola" affermò bash.
puck tirò l'asta del timone della vecchia imbarcazione a motore, dirigendo quest'ultima, verso la gigantesca isola meccanica. arrivarono alla barriera semitrasparente e come ipotizzato da blu nur, l'attraversarono come se non esistesse. era generata da proiettori fantomatici, ora malfunzionanti, che non riuscivano più ad occultare l'immagine dell'isola. i moli, del piccolo porto, che si protendevano verso l'imbarcazione, come dita nere e spettrali, erano vuoti e silenziosi. i blam punk, spensero il motore della piccola imbarcazione, per entrare lentamente, usando i soli remi, nella piccola baia del porto. la struttura mastodontica e aliena, delle gigantesche e nere costruzioni dell'isola, li dominava e schiacciava. come piccoli insetti, lasciarono l'imbarcazione, ormeggiandola a un punto fermo, per dirigersi verso la banchina. l'isola presentava, una fitta conurbazione di guglie, fabbricati e costruzioni mastodontiche, dalle forme non lineari, come a formare una foresta di metallo, protette da una alta cinta di mura di megaplast. l'unica via di accesso alla città interna sembrava essere un gigantesco portone di metallo.
"e ora che si fa?" disse puck.
"ora inizia il divertimento" rispose bash.
"evviva! evviva! inizia l'avventura" "ed" non stava nei circuiti.
"entriamo all'interno della città e cerchiamo o-human, siamo qui per questo" disse la ragazza dai capelli blu.
"dobbiamo trovare il modo di aprire quel portone, o trovare un altro accesso alla città interna" aggiunse iena, sempre pragmatico.
"ci pensa ed! ci pensa ed!" rispose prontamente il giovane smanettone.
"andiamo allora. occhi aperti però, non sappiamo niente di quello che ci aspetta" disse il cyber samurai.
i cinque blam punk, si avvicinarono lentamente al gigantesco portone di metallo. era alto almeno trenta metri e largo una ventina. composto da due imponenti ante, larghe dieci metri, unite a sbarrare loro il passaggio. un terminale con display e tastierino numerico, si trovava sul muro esterno, vicino la base dell'anta destra. "ed" non fece in tempo ad avvicinarvisi, con l'intento di violarlo, che le due ante si aprirono lentamente e rumorosamente, ritraendosi all'interno della gigantesca cinta di mura. come se qualcuno li avesse rilevati e avesse concesso loro di entrare. l'enorme portone di metallo, ora aperto, lasciava spazio a una lunga strada illuminata da luci artificiali colorate, circondata da grandi costruzioni.
"bene, ci hanno sgamato subito" disse bash, poco sorpreso.
"non credo che avremmo potuto fare di meglio. era forse l'unica via di accesso alla città interna" rispose puck.
"meglio imbracciare il fucile e tenere pronto il coltello" disse il militare orbo.
"quante luci colorate!! evviva!" "ed" iniziò a correre verso la strada.
"aspetta ed, torna qui, può essere pericoloso" disse prontamente blu nur.
"uffa, uffa! ed vuole l'avventura!" il piccolo hacker, che subiva la forte influenza della ragazza dai capelli blu, ritornò subito nel gruppo.
"almeno lei l'ascolti, meglio così" disse il cyber samurai.
la città appariva loro deserta, ipertecnologica e ben conservata, come se la barriera isolante che l'aveva celata ad occhi estranei, per secoli, l'avesse anche protetta dalle intemperie. luci artificiali viola e azzurrine, strisce luminose e insegne al neon ronzanti, attiravano l'attenzione, su vetrine opache, di negozi abbandonati e pub deserti. una città fantasma e avveniristica, costellata di cctv in ogni dove, come occhi spia ad osservare ogni piccolo dettaglio e movimento nelle strade. avvertivano il controllo. chiunque avesse permesso loro, di superare l'enorme portone di metallo, ora li stava presumibilmente osservando con molta attenzione. nessun essere umano, era presente, almeno in quella parte della città. avanzavano con circospezione, schiacciati dalle costruzioni mastodontiche ai lati della strada. in lontananza, avvistarono un gruppetto di creature antropomorfe. attraversava un incrocio, dirigendosi lungo una via a loro trasversale. non sembravano nè creature di silicio nè esseri umani. dall'andatura strisciante e barcollante, potevano essere solo droni. avanzavano lentamente, diretti tutti nella stessa direzione. fu allora che sentirono la voce. era la voce di una ragazza. un canto soave, irradiava una melodia triste e avvolgente. avanzarono più velocemente, cercando di non farsi avvistare dai droni. questi, del tutto ipnotizzati, dalla dolce melodia continuavano ad avanzare, a pochi metri di distanza, del tutto ignari della loro presenza. rimanendo ai margini della strada, raggiunsero la piazza. ai piedi di un gigantesco insetto robot, di metallo nero, alto una decina di metri, punteggiato di luci rosse, sedeva una giovane ragazza dai capelli castani. centinaia di droni barcollavano immobili, attorno alla statua di metallo insettoide, come in stato ipnagogico. la ragazza era alta quasi due metri, emaciata e abbigliata con una semplice tunica biancastra, lunga fino alle ginocchia. era seduta alla base del grosso cyber insetto. sottili fili fungosi, si estendevano dagli avambracci e dalle gambe nude, scendendo nel terreno sottostante. aveva gli occhi chiusi e cantava. quando si accorse della presenza degli avventurieri, smise di cantare..
"non staranno fermi per sempre, la canzone deve proseguire.." disse, rivolgendosi al gruppo.
"stiamo cercando esseri umani originali, con i geni del terminale di rete, puoi aiutarci?" tagliò corto bash.
"non disturbate la regina, cercate il sacerdote. scegliete il percorso sotterraneo" riprese a parlare la ragazza "fate però attenzione : se ciechi, cadrete vittima di trappole invisibili, se stolti, la vostra strada sarà breve e incompleta. il mio consiglio è, lasciate subito quest'isola" aggiunse.
"dove si trova questo percorso sotterraneo? e chi è questo sacerdote?" disse il cyber samurai.
"è forse l'ultimo essere umano originale rimasto qui sull'isola. prendete il condotto fognario per arrivare al tempio." rispose la ragazza dai capelli castani.
"tu non sei umana?" chiese puck accigliato.
"non più umana ormai, conservo la mia umanità, ma non possiedo ciò che state cercando. ora andate verso nord. è li che si trova il tempio, la canzone deve proseguire." disse indicando il nord, poi riprese a cantare. i droni che avevano iniziato nuovamente a muoversi, guardandosi intorno, fermarono il loro lento incedere, riprendendo a barcollare immobili, incantati dalla soave melodia.
la loro unica speranza, era trovare il sacerdote del tempio. a quanto pare, l'ultimo umano, sull'isola che poteva possedere i geni del terminale di rete. gli altri umani, erano stati o dronificati o convertiti in creature di silicio. o magari quest'isola era una prigione sls per coloro che erano stati dronificati. la ragazza poteva essere un'adattata. il processo di adattamento aveva presumibilmente modificato il suo patrimonio genetico e la ragazza aveva perso i ntgs. i geni del terminale di rete, permettevano l'accesso indisturbato alla netsfera. un accesso clandestino, avrebbe allertato immediatamente il sistema delle safeguard. a quel punto, raggiungere i livelli central nexus sarebbe stata un'impresa impossibile. dovevano arrivare al tempio attraverso il sistema fognario della città. la ragazza aveva parlato chiaro. evidentemente l'ingresso principale del tempio, in superficie, era difeso da orde di predoni di silicio, safeguard sterminatori e altre aberrazioni della silicon life society. alle loro spalle, il gigantesco insetto robot e la ragazza, erano ormai distanti. la soave voce della ragazza, continuava il suo canto libero, mentre orde di cyber zombie, si assembravano non morti, intorno all'inquietante monumento meccanico.
attraversarono strade circondate da edifici giganteschi e luminosi, in un turbine di luce elettronica viola, rossa, blu elettrica. la sensazione era quella di trovarsi all'interno di una simulazione virtuale fantomatica, tra i percorsi fluorescenti di complessi circuiti elettronici. superarono incroci e ponti, strade sopraelevate, che cavalcavano abissi di metallo e luce tremante. ogni tanto incrociavano gruppi di droni, barcollanti, che si dirigevano, trascinandosi, verso l'insetto di metallo. il potere della ragazza adattata, era quello di ammaliare con il suo canto, le povere creature non morte, ormai prive di ogni impulso vitale umano. probabilmente aveva sviluppato anche la capacità di nutrirsi, collegandosi con quei filamenti fungosi, direttamente alla natura dell'isola. aveva iniziato a cantare, appena dopo che loro erano entrati nella città, perchè i droni, a lei intorno, al monumento del loro arrivo nella piazza, erano già a centinaia. aveva forse capacità precognitive o magari si era semplicemente interfacciata con il sistema delle cctv. la sensazione di essere costantemente osservati, comunque, si faceva sempre più opprimente.
"occhi, occhi, troppi e sciocchi, spia la camera, scruta il mostro, che non vede, il cuore nostro."
"evviva! evviva! questa città è bellissima! ad ed piacciono le luci colorate! ed è felicissimo!" "ed" non stava un attimo fermo, saltellava, filastroccando e correndo intorno al gruppo, mentre questi penetrava all'interno dell'isola.
"non fare casino ed!" lo canzonò iena, mentre scrutava orbescamente, ogni minimo dettaglio della strada che stavano percorrendo.
"dovremmo trovare il modo, di imboccare il percorso sotterraneo, senza essere avvistati dalle videocamere, altrimenti sarà tutto inutile" intervenne puck accigliato.
"forse il nostro amico saltellante, potrà aiutarci, prima di scendere nelle fogne" disse bash.
"ci penserò io a convincerlo" disse ironicamente blu nur, consapevole dell'ascendente, che aveva sul giovane hacker.
riuscirono ad individuare il tempio, che si ergeva su un'altura in lontananza. una piramide a gradoni, realizzata presumibilmente in metallo nero, dai riflessi rossastri e a base rettangolare. un gigantesco occhio, realizzato probabilmente attraverso effetti di luci elettroniche, sembrava come incastonato sulla facciata frontale della piramide, al centro della superficie triangolare e scrutava maligno l'orizzonte. l'occhio che tutto vede, il simbolo della silicon life society. le loro supposizioni, erano state confermate. l'isola era sotto il dominio della sls, che l'aveva da secoli, celata agli occhi degli avventurieri. i cinque blam punk si trovavano a circa due kilometri dall'altura. era il momento più indicato, per scendere all'interno del sistema fognario. blu nur disse due paroline a "ed", che si mise subito al lavoro. collegandosi attraverso il tecnovisore, al sistema interno delle cctv, il piccolo hacker, cominciò l'opera di occultamento. in pochi attimi tutto il quartiere, nel quale si trovavano, venne escluso dalla rete delle videocamere di sorveglianza.
"bravo ed" disse blu nur al genietto smanettone.
"evviva evviva! nessuno può vedere, nessuno può vedere, dove noi dobbiamo andare!" rispose in rima radical "ed".
la forza bruta dell'enorme panda chimerico, sradicò uno dei tombini della strada e in ben che non si dica, i cinque blam punk, discesero all'interno, del sistema fognario dell'isola città.
"se ciechi, cadrete vittima di trappole invisibili, se stolti, la vostra strada sarà breve e incompleta." pensò ad alta voce il cyber samurai, ricordando la frase dell'adattata. dovevano rimanere con gli occhi aperti e procedere con circospezione e intelligenza, se volevano arrivare sani e salvi al tempio. il condotto fognario, appariva tetro e sporco, illuminato da tenui luci elettroniche che diffondevano luminescenza verdastra e azzurrognola. un canale di scolo centrale, attraversava il corridoio tra due stretti camminamenti di megaplast. l'aria era quasi irrespirabile, il tanfo aggrediva l'olfatto e una sottile nebbia, rendeva l'ambiente lugubre e tetro.
camminarono per alcuni minuti, attraversando corridoi maleodoranti. per superare alcuni passaggi, dovettero calarsi nel canale e farsi strada attraverso la melma fangosa. voltarono l'angolo diverse volte tra budelli ferrosi e arrugginiti, con le armi sempre pronte, a tagliare e vomitare metallo. avanzarono incerti, attraversando zone tenebrose, che consentivano, solo una visibilità sfumata e incerta; cambiando direzione nuovamente, per ritornare in direzione del tempio, impattarono visivamente e all'improvviso, contro una strana e bizzarra creatura antropomorfa, che come un ragno, era aggrappata, con i lunghi arti, alle pareti del condotto. un androide, ricoperto da una specie di armatura di ceramica bianca. probabilmente una safeguard errante, smarrita o fuori uso. sentirono una voce.. "non sparate!"
"ho sistemato quella safeguard, in modo che non vi possa vedere" aggiunse.
la voce proveniva da dietro un angolo, da una cavità nascosta. l'essere che quella voce femminile aveva definito safeguard, voltò le spalle al gruppo, per arrampicarsi veloce e agile lungo le pareti del condotto e scomparire nell'oscurità.
"sono qui dietro e non posso muovermi" aggiunse la voce.
"sono una scienziata, imprigionata nel mio corpo, e impossibilitata a muovermi. sono bloccata qui, ma posso aiutarvi. so come uscire da questo labirinto." disse la voce femminile, dal profondo della cavità. a tratti la voce sembrava disturbata, come se provenisse da un vecchio apparato di trasmissione audio, gracchiante e malfunzionante. "sono immobilizzata. è tantissimo tempo che aspetto qualcuno. il mio apparato vocale è danneggiato. sono stata buttata in queste fogne dopo esser stata semidistrutta, da una versione evoluta di uno di quei guardiani che avete visto."
bash e i blam punk si avvicinarono, penetrando la cavità, per trovarsi difronte, a parte del corpo, di quella che una volta doveva esser stata una donna. consunto dal tempo, deteriorato, fatiscente, collegato a quello che sembrava essere un generatore autonomo di energia e trafitto in più punti da sbarre di ferro. come se la donna, fosse stata prima torturata e poi lasciata li, intrappolata in quel guscio semi-umano, in una sorta di oblio eterno.
"come possiamo aiutarti?" disse il cyber samurai.
"ho aspettato 17526000 ore prima che voi arrivaste. per favore, portatemi alla fabbrica dell'automazione, posso crearmi un nuovo corpo. posso cambiare custodia trasferendo e trascrivendo la mia personalità" disse la scienziata.
"siamo diretti al tempio" rispose bash "cerchiamo umani con i geni del terminale di rete" aggiunse.
"posso guidarvi fino al tempio, poi da li, possiamo proseguire per la fabbrica dell'automazione" rispose la scienziata "la fabbrica dell'automazione è una delle tante fabbriche di questo tipo, che si trovano nei livelli della città. sono strutture dove puoi creare praticamente qualsiasi cosa a patto che tu sappia interfacciarti con il sistema operativo. come scienziata, insieme al mio gruppo, molto tempo fa, abbiamo provato ad introdurci all'interno della netsfera, attraverso un congegno che simulava la presenza dei geni del terminale di rete. potrei crearvi uno di questi dispositivi. la silicon life society tante ere fa, diede inizio, insieme al sistema corrotto delle safeguard, al disastro che vedete intorno a voi. l'sls, millenni fa, era una setta di invasati, che portava avanti un piano folle : quello di estirpare la carne dal corpo e quindi di trasformare tutti gli esseri umani in esseri di silicio. a causa della diffusione di un antenato del virus 6s6, sempre diffuso dall'sls, abbiamo perso la connessione con la netsfera e il controllo sulla città e su i costruttori. fu il netcaos, il sistema safeguard, iniziò a considerare tutti gli esseri umani, residenti illegali e ad annientarli. sono passati millenni, e la città si è andata espandendo livello sopra livello, inglobando la luna e chissà quanti altri pianeti. la silicon life society è diventata sempre più potente e ha conquistato gran parte dei livelli, tra cui questo, il livello 71337." disse la scienziata con voce robotica e semi danneggiata.
"sappiamo molto bene questa storia" rispose serio il cyber samurai.
"passiamo dal tempio e se non troviamo quello che stiamo cercando, opteremo per il terminale sintetico. dovremmo poi trovare un punto di accesso alla netsfera, ma abbiamo comunque una possibilità in più" si intromise blu nur.
"mi sembra un ottima idea" disse puck.
"non ci rimane che liberare.." aggiunse iena
"ayvee, mi chiamo ayvee" disse la scienziata
"evviva! evviva! abbiamo una nuova amica!" l'entusiasmo di "ed" non si faceva mai attendere.
"puoi sfilarmi e staccarmi facilmente da questi ferri, non credo che il mio corpo pesi molto. non c'è bisogno che portiate anche il generatore, la mia batteria interna può durare tranquillamente fino alla fabbrica dell'automazione. dista circa tre km in linea d'aria da qui. una volta che avrò un corpo nuovo sarò nuovamente autonoma. alla fabbrica dell'automazione posso fabbricarvi qualsiasi cosa" aggiunse ayvee.
avevano deciso di fidarsi di ayvee. puck sfilò, quello che restava della donna, dai ferri arrugginiti e la ripose nel suo zaino, in modo che la testa potesse rimanere all'esterno. iniziarono a percorrere il labirinto fognario, attraversando diversi corridoi, camminando nella melma e in liquami indefiniti e maleodoranti. ayvee forniva loro indicazioni molto precise sul percorso da seguire, per raggiungere il tempio, come se conoscesse a memoria quel sistema. entrarono in una piccola sala dove confluivano diverse tubazioni e da cui dipartivano altri due corridoi. iena notò subito diversi resti umani: teschi e ossa, ammucchiate nelle zone laterali della sala, dove non passava il corridoio di liquame. chiesero alla donna se oltre a fornire le indicazioni di direzione, potesse fornire loro anche altre informazioni. quali minacce avrebbe incontrato nelle fogne? chi e quanti erano i guardiani? quali erano i loro punti deboli? come aveva fatto prima ad allontanare la safeguard?
"ci sono diversi tipi di guardiani, più o meno vulnerabili, e devi avere notevoli capacità di hacking e la giusta strumentazione per poterne riprogrammare uno. le safaguard sono come i globuli bianchi di un sistema immunitario impazzito, che si sono rivoltati contro chiunque non abbia più accesso alla netsfera. ora sono sotto il controllo della silicon life society. non so chi potremmo incontrare lungo il nostro cammino, le minacce sono molte e variegate, qui nelle fogne" disse ayvee rispondendo alle domande.
proprio in quel momento, grazie all'oscuro visione, nel corridoio alla sua sinistra, puck notò decine di maligni puntini rossi in avvicinamento e avvertì subito i compagni. li stavano scrutando, li osservavano. decine e decine di puntini rossi, decine di malefici occhi. li scrutavano, forse affamati di carne umana, pregustando il loro prossimo pasto. bash guardò per un attimo nuovamente i resti umani sparsi in quella sala. si trovavano nella loro tana.
le tubazioni confluivano dall'alto e dai lati. le uniche strade percorribili erano il corridoio che avevano alle spalle o il corridoio davanti: attacco o fuga. l'amigdala del cyber samurai, si attivò in modo istantaneo, con un tempo di reazione due volte superiore a quello della neuro corteccia. i puntini rossi, iniziarono ad avanzare, mentre rumori grotteschi e squillanti proruppero, da più bocche affamate.
iena fece fuoco, puntando verso i puntini rossi che e indietreggiò, continuando a sparare. l'adrenalina scorreva a fiumi. spuntarono affamati e feroci dall'oscurità. tre giganteschi roditori pelosi, ognuno dei quali aveva sei occhi. grandi come grosse tigri e pronti a fare a brandelli il gruppetto di avventurieri. dalle fauci spaventose e spalancate, grondava bava e bile. bash estrasse la katana gbe, puck impugnò immediatamente il jo, mentre "ed" e blu nur arretravano verso la parete e i mucchi di ossa. iena puntò a uno di quegli esseri voraci e sparò, abbattendolo. ne rimanevano due. erano vicini e furiosi e li avrebbero certamente attaccati.
bash rimase impressionato da quegli enormi animali. si aspettava di essere attaccato da qualche safeguard o da qualche cyborg della silicon life society. evidentemente in quelle fogne, la radioattività, diffusa dalle macchine, aveva generato mutazioni di vario genere. il cyber samurai avanzò per sferrare un fendente dall'alto verso il basso contro la testa dell'enorme creatura. squittendo, il grosso topo, schivò l'attacco, per contrattaccare furiosamente.
uno dei due topi rimasti, si lanciò ferocemente contro il grosso chimerico. i suoi artigli cercarono di lacerare il suo petto peloso, senza colpirlo. i topi giganti, sbavavano affamati, squittendo ed emettendo suoni sinistri e mostruosi.
iena sparò contro il roditore che aveva di fronte, spostandosi lateralmente. il colpo del fucile d'assalto fu letale. il proiettile colpì precisamente la testa della creatura mutata, che esplose in brandelli di carne pelosa, denti, sangue e materia cerebrale. l'ultimo topo, che si era lanciato con furia contro bash, giaceva immobile, trafitto dalla katana del cyber samurai, che era stato sbalzato, precedentemente, contro la parete.
"aiutate a togliermi questa cosa di dosso" disse bash cercando di scalciare il corpo del gigantesco roditore.
"ci penso io" disse puck. artigliò il corpo del grosso topo, con una sola zampa, per sfilarlo con forza dalla katana.
"grazie, montagna di pelo" aggiunse il cyber samurai.
ripresero a camminare, attraverso i condotti maleodoranti, del sistema fognario, guidati dalla scienziata ayvee. svoltarono diverse volte a destra e a sinistra, per ritornare poi a percorrere la direzione, che presto, gli avrebbe portati, al tempio della silicon life society. vennero inghiottiti da un tunnel oscuro e stretto. improvvisamente si accese una luce rossa, sopra le loro teste. si trovavano, in quel momento, all'interno di un enorme salone, quasi completamente occupato, da grossi contenitori, ammucchiati, uno sull'altro, per formare vere e proprie torri. sembrava un magazzino.
raggiunsero un piccolo portello circolare. entrarono tutti all'interno, camminando in fila indiana. oltre il boccaporto vi era una semplice sala quadrata, dove sfrecciavano automi indaffarati, che non sembravano far caso al gruppetto, emerso dal buco nella parete. anche questo sembrava un magazzino, pensò bash. udirono un boato distante, proveniente dal soffitto. il gruppo corse verso un piccolo arco. chiaramente si trattava di un portello d'ingresso. su entrambi i lati, vi era una serie di elaborati emblemi. occhi all'interno di triangoli. la silicon life society. bash scrutò le sedi di rame lucidato, nelle quali erano incastonate linee serpeggianti. "ed" digitò una serie di comandi nei circuiti di riconoscimento.
non ebbe neanche un attimo di esitazione. estrasse dalle tasche alcuni piccoli cilindri e li infilò lentamente nelle prese, girandoli uno per uno, finche non scattarono. gli altri lo osservavano con espressioni tese. poco dopo, il portello polimerico quadrato, scivolò da un lato. nessuno si mosse. entrarono all'interno di un luogo umido e puzzolente. da alcune fessure nelle pareti uscivano nubi fetide, che invadevano l'atmosfera calda e umida. tini ribollivano, e sostanze colloidali fluivano in tubi trasparenti, dirigendosi verso l'alto, dove una nube di vapore nascondeva ogni cosa. bash non riusciva a vedere il soffitto, se non quando le nubi di vapore si muovevano, lasciando intravedere una superficie scura. mante volanti meccaniche sfrecciavano fra i vapori seguendo strane traiettorie.
passarono fra due colossali recipienti, che vomitavano vapori ambrati, nell'aria, sopra le loro teste. giunsero a un secondo arco. il portello si aprì, premendo un interruttore laterale, scorrendo all'interno della parete di megaplast. i blam punk si trovarono davanti una parete vetrosa di complessi macchinari. fluidi ribollivano in graticci trasparenti, che si avvolgevano attorno a centraline metalliche bitorzolute. vi era dall'altra parte della sala, un ampio pannello trasparente, dal quale scaturiva una luce verdastra. blu nur vide cose che lavoravano all'interno. enormi braccia e gambe. collegate fra loro da corpi. file di costole che lavoravano come enormi mantici. le pance erano gonfie e livide. come sacche di interiora cadenti. pelli cerulee si estendevano, si contraevano e si estendevano ancora.
i nervi dei blam punk, erano tesi allo spasimo. una goccia di qualcosa cadde da qualche parte e il rumore venne amplificato dalle superficii lucidissime. borbottii cupi, tradivano movimenti di fluidi sotto i loro stivali. un grosso tino, emise una sbuffo di vapore. puck si appoggiò a una capsula di bronzo lucidato. quel pazzesco complesso era molto più grande di qualsiasi cosa che avesse mai visto. qui tutto dipendeva dalla loro clandestinità. se fossero stati individuati, non ci sarebbe stata forse nessuna speranza, di combattere o di fuggire. bash si domandò se gli esseri umani, avrebbero mai potuto trovare un modo per sopravvivere in un simile labirinto. come topi, nascosti nelle fessure dei muri. simili a parassiti. fasci di tubi intrecciati, di diverse dimensioni, sfrecciavano lungo pareti metalliche, tra luci artificiali azzurrine, rosa e viola. il tutto risultava organico, come a imitare le interiora artificiali, di qualche bizzarro mostro meccanico.
puck udì uno scatto proveniente dall'apparecchio alle sue spalle e si voltò per guardare. nella capsula si aprì una finestra trasparente. all'interno qualcosa si muoveva in una luce azzurrognola. puck fece una smorfia, perplesso. iena si avvicinò e vide leve e giunti lavorare con paziente energia, sotto una pellicola umida e lucida. ma c'era qualcosa di strano in quei giunti. gambe. gambe umane. stavano tutte pedalando, costanti e inarrestabili. i perni erano umani, e su un'asta posta dalla parte opposta erano attaccati i giunti delle anche. le cosce seguivano il movimento di quest'asse di acciaio. più in basso, i giunti erano ginocchia umane. le rotule verdastre si flettevano, mentre i muscoli delle cosce lavoravano, dietro la pelle giallastra e trasparente. i polpacci erano filamentosi, ma i tendini non si univano alle caviglie. dopo gli stinchi, non vi era altro che una specie di spugna grezza, simile a cuoio, sulla quale spingeva ogni gamba, nella parte finale della sua pedalata. vedevano sette gambe che pedalavano costantemente, ognuna con un ritmo diverso. portavano energia alle complicate connessioni marroni, che erano al posto dei piedi, come un treno che convertiva la sua energia rotatoria, in una serie di movimenti, tipo albero a gomito.
pompa. estendi. fletti. gira. calcia. un liquido lucido manteneva umida la pelle giallastra. iena scostò lo sguardo, respirando a fatica. aveva avuto l'impressione che le gambe stessero crescendo, che i muscoli si gonfiassero. ma perché? cercò di non pensare a quanto aveva visto. nel suo cervello c'era posto solo per l'essenziale. le gambe lavoravano incessantemente, in un mondo umido e azzurro. dalla parte opposta della capsula, le gambe erano più corte, come se non fossero ancora pienamente cresciute. si allontanò silenziosamente dagli altri. un cavo colava liquido sulla passatoia. iena si inginocchiò e sentì un odore dolce. cibo. aprì un'altra finestra. vi erano altre gambe venate al lavoro, e pote vedere un'altra linea di produzione più in alto. braccia. possenti braccia umane che lavoravano su un'intricata serie di presse e ingranaggi. erano tutte allacciate con tubi nutritivi, come quello che aveva visto poco prima, che si infilavano nei polsi e nei bicipiti. mentre guardava, intorpidito, un braccio cambiò posizione per andare a spingere su altri ingranaggi, aumentando il suo ritmo, per un breve momento. poi, con rapidità e grazia, tornò a svolgere il lavoro di prima. sei paia di braccia, lavoravano sotto la luce tenue e malferma. bicipiti erano attaccati a potenti deltoidi, che a loro volta erano ancorati a spalle artificiali a doppio giunto, che spuntavano dalla superficie opposta, non vi erano mani. quell'energia motrice, non aveva bisogno di tanta precisione. il movimento fluiva con energia, verso il meccanismo di ruote dentate, che si trovava sotto.
pezzi di corpi umani sintetici, in serie, numerati, in catene di montaggio produttive, alimentati da liquami nutritivi autoprodotti, partecipavano, senza anima, alla produzione industriale della silicon life society. chi gestiva quella fabbrica automatica nascosta? un'intelligenza artificiale? la stessa intelligenza artificiale, che dominava, dalla netsfera, la silicon life society? l'i.a. lucifer.
"questo posto è un orrore" disse iena.
"questo mondo è l'inferno di un altro mondo" disse bash.
"troviamo il sacerdote e andiamocene in fretta, non mi piace per niente" intervenne puck.
"imitare la non vita umana. ci hanno prima disumanizzato, hanno estirpato la vita dai nostri corpi, ci hanno convertito e ora clonano a pezzi la disumanizzazione" disse blu nur lapidaria.
"a ed questo non piace, ed odia l'sls" aggiunse "ed".
"gambe, braccia, l'uomo a pezzi, non c'è anima, siamo attrezzi, macchine veloci, aliena, è una gabbia, labirinto automatico, per me c'è solo rabbia!"
superarono quell'infernale ambiente, per accedere attraverso un'annullatore di gravità al piano superiore, del tempio piramidale. superarono alcuni corridoi contorti, per arrivare, in breve tempo, davanti l'ennesimo portone metallico. era almeno il doppio più alto, di quello che "ed" aveva hackerato, momenti prima. un enorme occhio si trovava al centro del portone, incastonato all'interno di un triangolo. fu un gioco da ragazzi per il piccolo hacker, aprire il portone. armeggiò per alcuni minuti sul terminale laterale, fino a crackarne il sistema.
sbucarono in una grande sala, nella quale, c'era un labirinto di colonne gigantesche, somiglianti a quelle che potevano trovarsi, in un'antica sala del trono, di un antico castello. fra quelle colonne bash e i blam punk si sentirono come bambini persi in una grande foresta. eppure la cosa procurava loro anche un vago senso di sicurezza, poiché potevano credere che, camminando fra le colonne, come fantasmi nella giungla, avrebbero potuto sfuggire a spietati guardiani di silicio o alle crudeli safeguard. le enormi colonne erano ricoperte di tecnologia, avvolte da cavi, come lo erano le pareti della sala e il pavimento. alcune parti del soffitto, alto almeno una decina di metri, e della sala, erano ricoperte dalla stessa sostanza rossastra, tecnorganica e oculare, pulsante luce azzurrina e violacea, che avevano incontrato, sempre più spesso, nelle loro ultime scorrerie. la materializzazione, nella realtà di base, dell'i.a. lucifer. l'entità malefica, che dalla netsfera, dominava la silicon life society. camminarono su cavi e tubazioni, su un pavimento sconnesso e metallico. era come se la tecnologia fosse andata crescendo organicamente, espandendosi come un cancro, all'interno di quell'antica costruzione e avesse ormai infettato ogni cosa. improvvisamente li videro. li avevano inizialmente scambiati per colonne. per quanto fossero alti come colonne, non erano colonne. erano disposti circolarmente all'interno della sala. come a difesa di qualcosa, che potevano solo intravedere, alla fine dell'enorme sala. tre giganteschi guardiani robot. mech da combattimento, immobili come statue, in attesa di rilevare qualche intruso. l'intrusion detection system del tempio, nella realtà di base.
furono rilevati immediatamente. i tre mech, si attivarono all'improvviso, emettendo suoni metallici e sinistri. i visori circolari che occupavano la zona degli occhi, si illuminarono di inquietante luce rossa elettronica. avevano armature corazzate e al posto delle mani, lunghe lame ricurve e affilate, come grosse sciabole. avanzarono veloci, puntando i cinque blam punk, quasi presi di sorpresa. bash estrasse la katana gbe e puck impugnò saldamente il jo, dopo aver riposto lo zaino, con dentro il corpo di ayvee dietro una colonna. iena aveva già iniziato a vomitare proiettili, contro uno dei tre giganteschi mech. ed e blu nur, più arretrati, iniziarono, con le loro capacità, a dare supporto cibernetico al gruppo. ed si collegò alla tecnologia dell'ambiente, cercando di crackarne il sistema di controllo. blu iniziò a manipolare la materia, che costituiva il pavimento dell'enorme sala, per creare fili e cavi metallici e quindi cercare di ostacolare l'avanzata inesorabile dei mech. bash piroettò a tre metri di altezza, evitando, l'attacco nemico del primo robot guerriero. poi menò con furore la katana sul braccio di metallo del robot, che saltò per aria in una pioggia di scintille e turbini di fumo. puck venne sbalzato con violenza contro una colonna, mentre provava a colpire con il jo, la gamba robotica, di un altro guardiano. iena imprecò e continuò a sparare.
colpì il visore di uno dei tre mech, mandandolo in fumo. il mech iniziò a vorticare su se stesso, attaccando il vuoto e finendo per colpire, una delle colonne della sala. per pochi attimi tutto l'ambiente tremò. il terzo mech incalzò contro iena e lo attaccò con un fendente. l'impatto fu tremendo, iena volo a cinque metri di distanza e cadde sul pavimento tramortito. puck si riprese e caricò furibondo il robot guerriero che aveva appena colpito il compagno, travolgendolo. il mech cadde al suolo in un forte schianto. bash saltò verso il mech con il visore in fumo e gli tagliò la testa. l'altro mech, senza un arto, impigliato dalla rete metallica creata da blu nur, venne affrontato, poco dopo, dal cyber samurai, che con un colpo orizzontale tremendo della katana, tagliò in due il suo corpo. il terzo mech, abbattuto da puck, si rialzò e colpì fuorisamente il panda chimarico, ferendolo brutalmente al petto. poi però iniziò a muoversi più lentamente, come rallentato da qualcosa. "ed" si era introdotto all'interno del suo sistema e aveva sovraccaricato i suoi circuiti. il denial of service, generato all'interno del sistema operativo, rallentava ogni funzione del robot guardiano. fu facile a quel punto per puck e bash abbatterlo. puck recuperò ayvee mentre iena ancora tramortitò dal copo ricevuto, si rialzò e tornò nel gruppo.
"evviva! evviva! i blam punk sono salvi!" urlava gioioso "ed".
"non è stato facile, come va la ferita puck?" disse bash.
"non è una bella ferita, perdo un po' di sangue, ma dovrei sopravvivere" rispose il chimerico con una punta di ironia.
"ci penso io alla tua ferita, ma ti farà un pò male" intervenne blu nur, e avvicinando le esili mani al petto di puck iniziò a suturare il grosso taglio, fondendo la pelle, sotto la pelliccia.
puck rugliò a dentri stretti.
"tosti i tre mech, per fortuna la mia skinsuit ha fermato le lame" disse iena, ancora malconcio.
si girarono a guardare la cosa difesa dai tre mech sconfitti.
la struttura, sembrava quella di un mostro meccanico e organico al contempo. erano come piccoli insetti curiosi, davanti a un gigantesca creatura meccanica, come formiche, a contemplare un essere umano dormiente, sdraiato su un prato di metallo e tecnologia. le enormi tubature si intersecavano, attorcigliandosi caoticamente intorno a una prima struttura. era l'enorme testa di un essere antropomorfo, antico e addormentato da secoli. pochi metri, separavano quella testa, dal fondo dell'ampia sala. i blam punk si avvicinarono attraversando e superando cavi e tubazioni. un ronzio basso e costante, fastidioso come un acufene, era prodotto, come somma dei vari rumori, generati dai macchinari pulsanti, di quello che sembrava un gigantesco laboratorio. luci sintetiche lungo le pareti, illuminavano debolmente la colossale sala. su parte di quei macchinari, vi erano scritte relative alla toha heavy industries. le industrie pesanti dell'estremo oriente, erano un massiccio edificio o forse una sorta di astronave separata dalla megastruttura. erano abitate da umani conosciuti come "planter", da cui discendevano direttamente gli elettro-pescatori. erano controllate da un'i.a. centrale e da un collettivo di tredici altre i.a. ogni i.a. controllava una così detta cava. l'i.a. collettiva era stata creata nel tentativo di prevenire la follia. la cosa, però, non aveva funzionato. l'i.a. centrale aveva mostrato un comportamento sempre più irrazionale, con il suo uso inopportuno, della tecnologia del teletrasporto e della fornace di gravità. si diceva che i planter potessero essere portatori di geni del terminale di rete. cosa ci faceva tecnologia toha li su quell'isola, era un vero mistero. ma forse l'sls era riuscita a infiltrarsi nel complesso industriale orientale e a trafugarla.
cosa fosse poi quel gigantesco essere sintetico e perchè la silicon life society lo stesse creando, l'avrebbero mai saputo? avrebbero mai saputo che fine avesse fatto l'antico sacerdote o-human che abitava in passato il tempio?
"cosa è questa cosa?" disse iena, guardando inorridito l'enorme essere sintetico.
"non so quali esperimenti stiano portando avanti qui quelli della silicon life society, ma non credo sia niente di buono" rispose ayvee da dietro le spalle di puck.
"ed lo sa, ed ha visto. l'uomo vecchio è tenuto prigioniero. vogliono creare l'uomo nuovo, imprigionando e rubando i segreti dell'anima dell'uomo vecchio" "ed" si esprimeva sempre in maniera molto semplice, ma riusciva comunque a farsi capire.
"stanno pervertendo l'anima del sacerdote, rielaborando il vecchio o-human, per creare questa gigantesca aberrazione" aggiuse iena.
"non so quali siano i reali obbiettivi della silicon life society, ma dobbiamo distruggere questa cosa" disse bash. "ed puoi provare a collegarti al macchinario della toha e liberare l'uomo vecchio? trova il modo di liberare il suo ghost, liberalo all'interno delle rete locale" aggiunse rivolgendosi al piccolo hacker.
"ed può provare, ed ora si collega" rispose prontamente lo smanettone, poi collegò il suo tecnovisore, alla rete del macchinario della toha.
passarono diversi minuti, poi "ed" iniziò ad esultare come faceva dopo ogni scorribanda elettronica, andata a buon fine.
"eccolo eccolo qui! ed ha salvato l'uomo vecchio, qui dentro!" mostrò un piccolo dispositivo di memoria al gruppo.
"benissimo, magari potremo parlargli, per avere altre informazioni, sugli o-human, di cui faceva parte, meglio di niente" disse puck.
"ora andiamo via da questo posto" intervenne bash "ma prima facciamo saltare in aria questa cosa" tirò fuori la pistola gbe e settò la potenza dell'emettitore gravitazionale a metà del regolatore. mirò e fece fuoco. ci fu un boato mostruoso e una gigantesca esplosione. l'essere sintetico in parte sospeso, precipitò al suolo, impattando violentemente contro il pavimento. mentre correvano verso l'uscita, videro entrare nell'enorme sala, da un ingresso laterale, diverse creature antropomorfe. indossavano skinsuit nere e rinforzate. avevano maschere bianche di porcellana a coprire teste aberranti e tecnologiche. alcune di esse, vestivano lunghe tuniche nere. creature di silicio. continuarono a correre verso l'uscita. i cyborg della silicon life society erano perlopiù preoccupati, per quello che stava accadendo al loro esperimento. bash si girò a guardare e fu scosso da un brivido di repulsione, perché negli occhi luminosi e rossi di quegli esseri, splendeva una malvagità vibrante e magnetica, forse più antica del mondo stesso.
i blam punk uscirono dalla sala e scesero al piano inferiore, attraverso l'annullatore di gravità e dopo qualche minuto, si trovarono nuovamente nelle fogne, diretti alla fabbrica dell'automazione.