(off: in parte rielaborazione genere blam punk di un pezzo di racconto di robert e. howard)
"wake the fuck up, samurai! we have a city to burn."
la forra di metallo si fece meno profonda e le pareti meno ripide. infine si aprì completamente. dopo una lunga scalinata, bash si trovò sul limite di un altipiano, circondato da gigantesche strutture di megaplast. a circa 50 metri, bianche come ossa sotto la luce di un astro artificiale sospeso nell'immensa volta del vasto ambiente in cui si trovava, sorgevano le mura di hell city. una porta massiccia di metallo si alzava proprio di fronte a lui. il tempo aveva sbreccato le mura dell'antica città, inglobata nella megastruttura, millenni di anni prima, dai costruttori; al di sopra della porta si vedevano tetti e torri semidistrutte. hell city era ritenuta immensamente antica. si trovava nella zona morta, una vasta area del livello 71337, completamente abbandonata dal sistema delle safeguard e dal potere dell'occhio che tutto vede; secondo i racconti, esisteva molto prima del cataclisma e celava orrori e preziose informazioni; la porta di metallo però era relativamente recente; sembrava essere stata costruita solo qualche secolo prima;
racconti sulla morte che stava in agguato in mezzo a quelle rovine erano molto diffusi nei bar del mol. bash sapeva che non uno dei numerosi r-human che, lungo la storia, avevano invaso le rovine alla ricerca di preziose mem che si diceva vi esistessero, era mai ritornato. nessuno sapeva quali forme assumesse il pericolo perché non c'era mai stato alcun superstite per raccontarlo.
bash si avvicinò alla porta. consisteva di due massicci battenti, alti il doppio di un uomo, fatti di metallo scuro. il cyber-samurai, con un grugnito, spinse i battenti, ma senza risultato. c'era un modo più semplice però. a trenta passi a nord della porta, la cima del muro era crollata e ora il bordo si trovava a meno di 6 metri dal suolo. nello stesso punto, la pila di macerie accanto alla base del muro si innalzava fino a circa 2 metri dall'orlo sbreccato.
bash si avvicinò al varco, indietreggiò di alcuni passi e spiccò una corsa. giunto sul mucchio di macerie, balzò in aria e si afferrò al bordo rotto. un grugnito, uno sforzo e una torsione e si trovò sul bordo. abbassò lo sguardo sulla città. dentro il muro c'era uno spazio aperto, dove per secoli la vita vegetale aveva presumibilmente ingaggiato battaglia contro l'antica pavimentazione. le lastre del selciato erano rotte e sollevate. tra di esse. al posto di erbe e erbacce, però, sembrava crescere materiale pseudo organico, pulsante luce rosastra e ricoperto di sinistri bulbi oculari autoilluminati, che occupava a tratti anche diverse sezioni delle mura interne;
più in là giacevano le rovine di uno dei quartieri poveri di hell city. le barracche a un solo piano, costruite con mattoni di fango, erano diventate ormai semplici tumuli di polvere. al di là di essi, bianche alla luce del fluttuante astro artificiale, bash poté discernere, meglio conservate, le costruzioni di pietra, i templi, i palazzi e le case dei nobili e dei ricchi mercanti.
bash era li per trovare memorie; le memories rappresentavano le conoscenze andate perdute ed erano una sorta di moneta all'interno del cyber dungeon. l'antica civiltà che aveva creato questa megastruttura era stata incredibilmente evoluta; tecnologie avanzate le potevi trovare ovunque nei livelli e nelle città, ma la riscoperta di informazioni e di tecnologie andate perdute era di gran lunga più importante. le merci non erano quasi mai acquistate presso negozi con moneta fisica, oro o antichi dollari. piuttosto, informazioni relative a tecnologie perdute, codici di accesso a bioreattori o a costruttori, erano veri e propri tesori. i ricordi raccolti permettevano di acquisire oggetti, impianti, armi, senza in realtà dover per forza recarsi da un negoziante. le memories potevano essere trovate ovunque, se si guardava con attenzione. anche un vecchio in un villaggio poteva conoscere qualche storia dimenticata da raccontare piena di informazioni utili.
come in molte altre antiche rovine, gravava su quella città deserta un'aura di malvagità. aguzzando le orecchie, bash si guardò a destra e a sinistra. niente si muoveva. l'unico suono era il frinio degli insetti. aveva udito storie della condanna che gravava su hell city, ma non era arrivato così lontano per essere fermato da safeguard, cyborg o da qualche altra creatura immonda.
secondo i racconti, mem dal valore inestimabile, dovevano trovarsi nel palazzo reale di hell city. il giovane cyber samurai si lasciò cadere all'interno del muro sconnesso. un istante più tardi, si apriva il cammino tra le strade tortuose che portavano al centro della città.
non faceva più rumore di un fantasma. le rovine lo circondavano da ogni lato. qui e là, la facciata di una casa era crollata nella strada, costringendo bash ad aggirare o a saltare cumuli di mattoni rotti e di marmo o zone di materiale tecno-organico. l'astro artificiale era alto nel cielo, ora, e immergeva le rovine in una luce tanto spettrale quanto sintetica.
alla destra del cyber samurai apparve un tempio, in parte crollato, con il portico sostenuto da quattro massicce colonne di marmo, ancora intatto. dal bordo del tetto sporgeva una fila di simulacri di marmo, statue di mostri dei tempi che furono, mezzo demoni e mezzo bestie. anche esse ricoperte in parte da quella strana placenta; luci sinistre e bluastre diffondevano malignitià. bash si sentiva osservato, spiato, mentre percepiva un'incombente e intensa aura di malvagità.
tentò di ricordare i frammenti di leggende che aveva udito nelle taverne del mol e che parlavano dell'abbandono di hell city. c'era qualcosa a proposito di un'infezione, molti secoli prima, diffusa forse per punire truci misfatti, o forse per vincere una guerra.
si diresse di nuovo verso il centro della città, ma fu colpito da qualcosa di strano. i suoi anfibi tendevano ad aderire in alcuni punti al lastrico sconnesso, come se questo fosse coperto di melassa. quando sollevava il piede, udiva un leggero risucchio. si chinò a tastare il suolo. era rivestito di una pellicola di sostanza trasparente e vischiosa, una sorta di gel maleodorante e lievemente fluorescente, verdognolo.
con la mano all'elsa della katana, bash si guardò attorno in quel chiaro di luna artificiale. nessun suono giunse alle sue orecchie. riprese il cammino. di nuovo, come li alzava, gli anfibi neri venivano risucchiati. si fermò, voltando la testa. avrebbe giurato che un identico rumore provenisse da lontano. per un istante, pensò che forse era l'eco dei suoi stessi passi. ma aveva ormai superato il tempio in rovina e nessun muro che potesse riflettere il suono si ergeva intorno a lui. di nuovo avanzò e di nuovo si fermò. sentì ancora il risucchio, che questa volta non cessò nemmeno quando egli rimase perfettamente immobile. anzi, si faceva più forte. le sue orecchie sensibili lo localizzarono proprio di fronte a lui. poiché non aveva visto nessun movimento nella strada davanti a sé, la fonte del rumore doveva trovarsi in una via laterale o all'interno di uno dei palazzi crollati.
il suono crebbe sino a diventare un indescrivibile brontolio e un sibilo. persino i nervi d'acciaio di bash erano scossi per la tensione di veder apparire da un momento all'altro la sorgente sconosciuta di quel rumore.
infine, da un angolo vicino, uscì una grossa massa scivolosa semitrasparente, che appariva grigia e lebbrosa al chiaro di quella luce spettrale. entrò nella strada e lentamente avanzò, completamente silenziosa, salvo che per il rumore di risucchio del suo peculiare metodo di locomozione. la creatura era una sorta di verme, del tutto simile agli innocui vermi di giardino che lasciano una scia di bava nei loro vagabondaggi notturni. tuttavia, questo era lung0 15 metri e largo, al centro, circa 2. inoltre si muoveva velocemente come un uomo in corsa. un fetido puzzo gli fluttuava attorno. momentaneamente paralizzato dallo stupore, bash fissava l'enorme massa di carne molle e trasparente che lo sovrastava. il gelworm emise un suono simile a un soffio, ma ingrandito molte volte. la parte della testa, esponeva una bocca dai denti affilati ed era ricoperta in parte da quella tecnomerda rosastra; il verme sembrava avere come armi impiantate sulla parte dorsale del corpo; aveva carne opalina, trasparente e gelida che rivelava i suoi organi interni e sembrava poter contorcere la propria forma per adattarsi a piccoli passaggi o fori;
spinto finalmente all'azione, il cyber samurai compì un balzo di lato. mentre balzava, uno strale energetico guizzò nell'aria notturna e andò a impattare nel punto in cui si era trovato fino all'istante precedente. parte dell'energia dello strale colpì la sua skinsuit all'altezza della spalla: la nera e flessibile armatura, colpita dal laser e danneggiata superficialmente, iniziò a fumare;
bash si voltò e tornò indietro, di corsa: le sue lunghe gambe saettarono nella luce spettrale e artificile del satellite lunare. dovette di nuovo superare cumuli di macerie. le orecchie gli dicevano che il gelworm non era molto distante. forse stava guadagnando terreno su di lui. bash non osava voltarsi indietro per accertarsene, per paura di inciampare in qualche frammento di marmo e cadere; in tal caso il mostro sarebbe stato su di lui prima ch'egli fosse riuscito a rimettersi in piedi.
di nuovo udì quel peculiare rumore. ci fu poi una forte esplosione, a pochi metri di distanza. bash venne sbalzato in aria, cadde, si rialzò e riprese a correre. il gelworm faceva fuoco dalle armi energetiche che qualche costruttore impazzito aveva impiantato sul suo corpo magari mille anni prima; il cyber samurai balzò freneticamente di lato mentre un altro strale energetico gli saettava accanto.
anche se fosse riuscito a precedere il gelworm in quella corsa fino alle mura della città, il prossimo colpo avrebbe probabilmente colpito il bersaglio. bash girò dietro un angolo per mettere un ostacolo tra sé e il verme. si avviò a precipizio per una stradina tortuosa, poi svoltò dietro un altro angolo. sapeva di essersi perduto in quell'oscuro dedalo di strade e viuzze, ma la cosa più importante era svoltare il più possibile per evitare che il suo inseguitore potesse puntare l'arma laser su di lui. i suoni risucchianti e il puzzo indicavano che il gelworm non aveva perso le sue tracce. una volta, fermatosi a riprendere fiato, si guardò indietro e vide apparire la viscida creatura, dietro l'ultimo cantone che aveva svoltato.
qualcosa, nelle rovine che stava superando, gli parve familiare. poi capì che era arrivato, girando e perdendosi tra le viuzze, a un tempio semidiroccato che aveva sorpassato prima di incontrare il gelworm.
il puzzo dell'enorme verme aggrediva il suo sensibile olfatto. la creatura si era fermata di fronte all'antica costruzione e ora lo fronteggiava; si trovava a circa 10 metri di distanza e forse lo stava studiando. aveva la parte della testa ricoperta di materia tecno-organica; luce rosastra pulsante si mischiava ai raggi blu e viola elettrici emessi dai malefici occhi autoilluminati, dipingendo spettralmente la scena; chi o cosa lo stava studiando? il gelworm o forse.. qualcoslatro?
la creatura muoveva la testa qua e là, poco al di sopra del suolo, come se stesse annusando le orme del cyber samurai. un istinto, perchè la placenta copriva presumibilmente anche gli occhi naturali della creatura, ipotizzando che l'incubo strisciante fosse in qualche modo di origine naturale. quello di annusare il suolo era probabilmente uno degli istinti del viscido vermone. era forse la materia viscida e rosastra a controllare quell'essere gelatinoso?
la luna artificiale risplendeva sulla grande massa grigiastra e trasparente. le armi ad energia sul dorso della creatura erano nuovamente pronte a vomitare feroci strali energetiche.
bash vide cosa doveva fare. fu fulmineo. estrasse la katana gbe e con un possente balzo si lanciò contro il mostro poco prima che questi potesse iniziare a sparare furibondi raggi laser; arrivato a 3 metri dal gelworm, saltò in aria, piroettando acrobaticamente, per spostarsi, durante l'evoluzione, lateralmente e calare dall'alto verso il basso la lama affilata della spada; superò in altezza la testa dell'essere di almeno un metro, poi il filo dell'arma penetrò la massa gelatinosa come fosse burro. l'enorme testa placentosa del gelworm cadde al suolo recisa dal resto del corpo. ci fu un suono di un urto umido e molliccio, seguito da un pesante tonfo. la grande massa grigiastra si contorceva e si agitava come fa un verme sull'amo del pescatore. un colpo di coda fece tremare il tempio; all'interno, qualche pietra smossa cadde con fracasso. bash si chiese se l'intera struttura non stesse per crollare sopra di lui, seppellendolo tra le macerie.
"hai il fatto tuo!" ringhiò il cyber samurai
quando il corpo restò immobile, si avvicinò con circospezione alla grande massa fetida, tenendo la katana alzata. alla fine, chiamato a raccolta tutte le sue forze, colpì violentemente la carne cedevole. dalla pelle traslucida e umida colò umore nerastro, e la massa fu squassata da un fremito. sebbene alcune sue parti isolate fossero ancora vive, il gelworm, inteso come un tutto unico, era morto. mentre bash ancora colpiva ciò che rimaneva della creatura, una voce lo fece voltare.
"porco il mondo che ho sotto i piedi! cos'è questa roba?" disse l'uomo alle spalle del cyber samurai.
"è lo spettro che infestava hell city" disse bash "mi ha inseguito per mezza città prima che riuscissi a ucciderlo."
l'uomo dall'occhio bendato guardava incredulo l'orrida bestia. il cyber samurai continuò "cosa ci fai tu qui?"
"quello che ci fai te.." rispose acido l'orbo "sono un cacciatore di mem" aggiunse. indossava una skinsuit nera composita, simile a quella che indossava bash. impugnava un lungo coltello nella mano sinistra e portava a tracolla un fucile d'assalto. capelli lunghi, occhio bendato. aveva un aria severa e minacciosa. i cacciatori di mem non amavano spartire i tesori tra di loro. le mem erano troppo rare e preziose.
"senti amico" disse bash "perché sprecare le tue forze in uno scontro quando, a credere ai racconti, ci sono più mem quaggiù di quante non riusciremo a portar via in due? perché non ti unisci a me per rubare il tesoro di hell city?"
l'uomo dall'occhio bendato trasse un sospiro e rinfoderò il coltello.
"forse hai ragione.. che tu sia dannato. fino a che l'avventura non sarà terminata, combatteremo fianco a fianco e faremo parti uguali del bottino, eh? il mio nome è iena" e gli tese la mano.
"il mio è akira basho, ma puoi chiamarmi bash. affare fatto!" disse bash ringuainando la katana e stringendo la mano dell'altro. "se dovessimo battercela e separarci, ci incontreremo fuori le mura di hell city"
il palazzo reale di hell city sorgeva nel centro della città, in mezzo ad un ampia piazza. era l'unico edificio integro a non essere crollato anche in parte con gli anni e ciò per una semplice ragione. era stato scavato in una collinetta rocciosa che un tempo forse rompeva la monotona pianura su cui sorgeva hell city. la costruzione dell'edificio era stata così meticolosa che solo un'ispezione accurata avrebbe potuto rivelare che non si trattava di una normale struttura composita: c'erano perfino linee incise nella nera superficie basaltica che imitavano le commessure tra le pietre da costruzione. un portone metallico, costruito più recentemente, sbarrava la strada ai due avventurieri. vicino al portone, sulla destra, c'era un terminale con un tastierino numerico; fu in quel momento che iena avvertì il ronzio. i due avventurieri guardarono verso la lontanissima volta. alla loro sinistra, a circa un km di distanza, potevano vedere ora, una sorta di gigantesco alverare, luminoso, giallo e arancione circondato da esseri con ali da insetto, lunghe e simili a quelle della libellula; fino a quel momento l'alveare era stato nascosto dal tempio e dalle altre costruzioni della città; gli esseri che ronzavano e svolazzavano vicino all'alverare, da quella distanza, sembravano piccoli, ma presumibilmente, erano più grandi, forse, di un r-human medio.
all'improvviso la porta si aprì; una grassa e bassa risata, seguita da risatine femminili, accolse sinistra e sardonica i due avventurieri; davanti a loro levigati muri di pietra nera riflettevano luci sintetiche azzurrine e la luce pulsante dell'immancabile placenta tecno-organica che ricopriva in parte le pareti e il soffitto; a terra si era accumulato uno spesso strato di polvere. molti pipistrelli, appesi alle sculture del soffitto, squittirono rabbiosamente e sfrecciarono via per raggiungere un'oscurità più profonda.
bash e iena, passarono tra statue dall'aspetto terrificante, collocate in nicchie sui due lati. corridoi bui si aprivano su entrambi i fianchi. da un corridoio alla loro sinistra emersero intensi bagliori rosastri. decisero di dare uno sguardo da quella parte prima di proseguire per il corridoio principale. sbucarono dopo pochi metri in un ambiente squadrato e abbastanza grande. il pavimento in metallo, attraversato da cavi e tubazioni era occupato da quelle che sembravano decine e decine di grosse e viscide uova, in gran parte dischiuse sulla sommità e dal cui interno proveniva la pulsante luce rosastra. le pareti e il soffitto dell'enorme stanza apparivano insettoidi e tecno-organiche, come sei i due avventurieri stessero per entrare all'interno del corpo di un gigantesco insetto cyborg; in un angolo del soffitto vi era una grossa apertura che dava probabilmente sull'esterno, perchè fu proprio da li, che bash e iena avvertirono il forte ronzio; poi li videro, sbucarono in tre;
macabre creature insettoidi che somigliavano nella forma a un essere umano, con appendici parzialmente amputate e ali lunghe da insetto attaccate dietro la schiena. il corpo era ricoperto da decine di lenti sensore, la testa dalla consueta materia tecno-organica maculata di bulbi oculari; le videro emergere dall'oscura apertura, fluttuare ronzando rumorosamente all'interno della stanza; si avvicinarono alle uova dischiuse, raccolsero placenta rosastra e uscirono fuori nuovamente immergendosi nell'oscurità dell'apertura nel soffitto; bash e iena rimasti nascosti nel corridoio vicino all'ingresso, non furono notati;
"hanno preso la materia tecno-organica dalle uova, quella che ricopriva la loro testa e che ricopriva anche la testa del gelworm; la portavano dove? e sopratutto perchè?" disse il cyber samurai sommessamente rivolgendosi a iena.
"è ovunque questa roba, sulle pareti, sul pavimento, quegli occhi sembrano come spiarci, è da quando ho superato le mura di hell city che ho questa sensazione" rispose iena
entrarono nella stanza del trono: il trono, intagliato nella pietra nera di cui era costituito l'edificio, era ancora in piedi. altri seggi e divani, fatti di legno, erano crollati in polvere, lasciando sul pavimento un disordine di chiodi, ornamenti metallici e pietre dure.
"quel trono deve essere vacante da millenni..." mormorò iena.
attraversarono numerose camere che forse erano gli appartamenti privati del re, ma la scomparsa di ogni arredo deteriorabile rendeva impossibile dirlo. si ritrovarono davanti a una porta. era una porta robusta, situata entro un arco di pietra e fatta di metallo. un sibolo era inciso al centro della porta. un quadrato in alto con due triangoli rettangoli contrapposti che partivano dalla base a formare due code speculari; al centro del quadrato un grande occhio collegato ai lati del quadrato da delle linee dritte; era il simbolo della silicon life society, l'occhio che tutto vede;
"anche qui la stessa merda, pensavo che hell city fosse stata abbandonata dalla silico life society" disse bash
"ho sentito parlare di creature di silicio che hanno piani indipendenti e una propria autonomia, pur appartenendo lo stesso alla sls," rispose iena
un lento incedere, uno strisciare di piedi scomposto e irregolare; il suono costrinse i due avventurieri a voltarsi e a guardarsi intorno, stupefatti : sette creature antropomorfe e decomposte avanzavano lentamente verso di loro. le loro articolazioni cingolavano come cardini arrugginiti e le loro teste erano ricoperte di placenta tecno-organica.
"droni!" urlò iena, prendendo il fucile d'assalto.
"droni controllati da qualcuno o da qualcosa!" rispose bash
il cyber samurai prese la pistola gbe e iniziò a fare fuoco con la potenza dell'arma gravitazione settata al minimo della scala; colpì in testa uno dei droni più lontani poi si abbassò velocemente per evitare un'artigliata di una delle creature più vicine. iena vomitava proettili dal fucile d'assalto mirando alla testa o alle gambe, senza sbagliare un colpo; alcuni dei droni feriti crollavano per terra e continuavano a strisciare verso i due avventurieri. per fortuna si muovevano lentamente, altrimenti i due sarebbero caduti al primo assalto. se il virus 6s6 non ti trasformava in creatura di silicio o se non guarivi e ti adattavi, ti trasformava in un drone, un non-morto senza anima, feroce e affamato di vita;
saltando, scansandosi e ruotando, bash riuscì ad evitare artigliate che lo avrebbero ferito gravemente se lo avessero raggiunto. colpo dopo colpo, la sua pisola gbe feriva le teste degli assalitori. ferite che avrebbero fatto esplodere la testa di un uomo riuscivano soltanto a far barcollare quelle creature non morte. ma aumentare la potenza dell'arma gbe sarebbe stato troppo pericoloso all'interno di quel palazzo; rifoderò la pistola e prese la katana.
iena, impugnò con una sola mano il fucile e estrasse il grosso pugnale con l'altra. poi assestò un colpo furioso alla mano di un attacante, mutilandola. schivò un'altra artigliata e radunò ogni sua forza per assestare un fendente alla gola di un altro cyber zombie. la lama penetrò fino a sbucare dall'altra parte; strattonò il coltello, avanti e indietro più volte, fino a che la testa dell'aberrante essere si staccò e questi si schiantò al suolo.
bash, vorticando furiosamente, decapitò altri due droni. rimanevano ancora i pochi che strisciavano sul pavimento che vennero facilmente disattivati. se facevi esplodere la loro testa o trovavi il modo di decapitarla, li neutralizzavi. il virus 6s6 che li aveva trasformati in quelle mostruosità, in qualche modo agiva a livello del sistema nervoso centrale. questi droni però si erano mossi con più intelligenza e in maniera meno caotica. per bash la causa era da cercare in quella strana placenta.
"anche questi droni sono controllati attraverso quella sostanza tecno-organica" disse bash.
"sembravano effettivamente più scaltri.." concordò iena.
poi la bassa e grassa risata accompagnata dalle esili risatine femminili rimbombò forte nella sala e la porta di metallo con il simbolo dell'occhio che tutto vede si aprì, con un sibilo, rientrando nella parete di basalto.
"che si fa? qualcuno sembra attenderci.." chiese iena.
"non mi tiro indietro" disse bash "e avanzò"
dopo un breve corridoio, entrarono in un ambiente molto vasto. la creatura davanti a loro, era gigantesca, sostenuta da strutture metalliche aliene, collegata a cavi e tubazioni di varie dimensioni. una maschera semitrasparente nascondeva una bocca piccola e oscena, collegata a tubi di alimentazione. tecno-occhi pulsavano luce rossa elettrica da orbite inquietanti e oscure; diverse creature di silicio si muovevano operose come formichine su variegate piattaforme metalliche; curavano, manutenevano, riparavano con dedizione il gigantesco corpo cyborg, utilizzando strumenti tecnologici avanzati.
la piccola passerella di megaplast, sulla quale iena e bash si trovavano, era sospesa sopra un abisso oscuro e flourescente. sulla loro strada, come ad aspettarli, si trovavano tre esseri. due antropo-insettomorfi: la parte superiore del corpo simile a quella di esseri di silicio femminili, mentre la parte inferiore somigliante al corpo di una larva, bombata nella parte connessa al torso che andava poi a terminare in una coda piu sottile; fluttuavano a circa 50 cm dal terreno, presumibilmente grazie a qualche tecnologia anti-gravitazionale; l'altra creatura sembrava una sorta di guerriero cyborg, dall'aspetto minaccioso, pronto ad affrontare i due avventurieri.
la rosea tecnomerda, costellata di malefici bulbi oculari, avvolgeva le teste dei tre esseri sulla passerella, delle piccole e lontane creature di silicio e anche parte dell'enorme testa del gigantesco mostro.
"buahahahhahahahahahaah!" la risata bassa e grassa riecheggiò nella vasta sala. proveniva da tutte le direzioni. le risate femminili che la seguirono arrivarono invece dai due esseri antropo-insettomorfi fluttuanti;
"cosa è questo inferno?!" urlò iena.
"non lo so ma.. preparati a correre! fanculo le mem!" rispose bash. aveva estratto la pistola gbe e aveva settato la potenza dell'arma... al massimo.
nessuno ebbe il tempo di agire, bash fu fulmineo, direzionò la pistola verso la testa della gigantesca creatura di silicio e sparò. il rinculo dell'arma quasi gli strappò il braccio mentre trascinato all'indietro veniva sbalzato di diversi metri sulla passerella. iena era già nell'altra stanza. bash si rialzò e iniziò a correre.
lo strale di energia gravitazionale aveva colpito in pieno la testa dell'enorme essere, aprendo un buco di almeno 5 metri di diametro al centro della fronte, per poi andare a impattare contro la parete alle sue spalle. l'esplosione conseguente fu devastante e drammatica per l'intera struttura del palazzo. mentre bash e iena correvano al massimo delle loro forze, attraverso corridoi e antiche stanze, le pareti tremavano e crollavano, seppellendo creature di silicio, droni decomposti, uova dischiuse e inimmaginabili tesori di mem. riuscirono a uscire, saltando, oltre il portone principale, proprio mentre l'intera struttura del palazzo reale collassava facendo tremare tutta hell city. continuarono a correre senza fermarsi, superando il cadavere del gelworm e saltando oltre parti di pavimento dissestato e tecnomerda.
riuscirono a trovare una costruzione ancora in parte integra, sulla quale arrampicarsi per raggiungere la parte superiore delle mura; si lasciarono poi cadere fuori hell city.
"bel colpo bash" disse iena "direi efficace" aggiunse ironico "ma addio alle mem e ai nostri progetti.."
"non avevamo scelta, senza la gbe ci avrebbero annientati; le creature di silicio, danno troppe cose per scontate, avrebbero potuto chiudere le porte di metallo e intrappolarci, ma come al solito e per nostra fortuna peccano sempre di arroganza.."
"beh è stata comunque un'avventura elettrizzante" disse iena
"potremmo unire le forze e viverne altre insieme se per te va bene.." aggiunse bash
"direi proprio si..." concordò iena.
i due blam punk lasciarono per sempre hell city alle loro spalle; erano a poche decine di metri dalle mura quando sentirono riecheggiare forte, all'interno del gigantesco ambiente, la grassa e malefica risata; sembrava fosse l'intera città di hell city a ridere di loro...
"la risata quindi.. non era della gigantesca creatura di silicio" concluse bash